A me gli zombi piacciono. No, non semplicemente i film sugli zombi, proprio loro: i morti viventi, i vaganti, i ritornanti, in qualsiasi modo vogliate chiamarli. Come ha detto una volta Tiziano Sclavi (e cito a memoria, quindi non me ne vogliate se non sono proprio precisa) “come non amarli? sono simpatici, sono lenti… hanno solo fame”. Mi piacciono gli zombi o, più che piacermi, mi sono simpatici per la loro intrinseca ed estrinseca debolezza, per la loro buffa stupidità. Se anche per voi è così, dimenticatelo.

In World War Z gli zombie sono intelligenti, gli esseri umani completamente idioti.

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Ha un Q.I. maggiore di quello della Santanché, ad esempio.

Questa è la doverosa premessa.

Ma andiamo al punto: World War Z, sottotitolo: “togliete la fiaschetta di whisky allo sceneggiatore”.

E’ una bella mattina americana di sole e pancake, la famiglia Lane è la versione perfettina della famiglia del Mulino Bianco: mancano Antonio Banderas e la sua gallina per completare il quadro. Gerry Lane (= Brad Pitt, che invecchiando, come il vino, migliora) è un ex funzionario delle Nazioni Unite, sposato e padre di due figlie, andato in pensione prematuramente per poter stare accanto alla sua famiglia e sbrigare le faccende di casa. Meno male che arriva la pandemia a liberarlo.

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Torno presto, Antonio. Fammi trovare pronto a tavola, mi raccomando.

La pandemia in questione è un virus che trasforma gli esseri umani in affamati cadaveri viventi che fanno i 100 metri piani in 10” come Usain Bolt.
Prima difficoltà: non sono lenti, ma hanno comunque fame. Ricordiamocelo, mentre andiamo a combatterli. Gerry, però, non vuole combatterli, forse anche a lui sono simpatici. Infatti, lo scopo di Gerry per tutta la durata del film è, apparenetmente, di crepare come un idiota. Se è anche il vostro scopo, nel corso della recensione elencherò una serie di regole che potranno tornarvi utili: “tecniche per morire come idioti durante un’Apocalisse Zombie”

1) Hai rubato un camper ed è l’unico mezzo con il quale puoi raggiungere la salvezza. Per fortuna, però,  tua figlia sta per morire per un attacco d’asma e ha bisogno delle medicine! Fermati nel primo supermercato preso d’assalto da umani e zombie e  parcheggia con i finestrini aperti. Prendi poi l’intera famiglia, bambine comprese, e portale a fare le compere e, una volta dentro, non dimenticare di separarti da tua moglie e da una delle tue figlie, solo così rischieranno seriamente di crepare! Se per una tragica fatalità dovessi riuscire ad uscire dal supermercato illeso, assieme all’intera famiglia, scoprirai che, almeno, il camper è stato rubato. Da qualcuno più furbo di te. Bravissimo! Ora salvarsi sarà più difficile!

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Lo sanno tutti che è bellissimo andare a fare compere durante un’Apocalisse Zombie!

Dopo la storia del supermercato, Gerry e famiglia si rifugiano in un palazzo infestato dagli zombie, trovano una famiglia di latinoamericani che li aiuta, ospitandoli nel loro appartamento e che, essendo scuri di pelle e di capelli, come nella migliore tradizione yankee, dovranno morire.

2) Se non sei americano, puoi prendertela comoda: crepi (a meno che tu non sia un bambino).

Gerry invita i signori “Tanto_Dovete_Morire” e figlio a scappare con loro: difatti un ex collega di Gerry, tale Thierry, sottosegretario delle Nazioni Unite (la cui utilità sarà oggetto del prossimo convegno sul paranormale) sta aspettando la famiglia Lane sul tetto del palazzo per portarli via in elicottero (“a che ora facciamo Gerry?” – “Non so Thierry, che dici alle 7?” – “No alle 7 no, Gerry, ho la partita. E se ci vedessimo direttamente domani mattina?” – “Ok, Thierry, tanto stasera c’è l’Apocalisse, non esco”). Dopo varie peripezie, Gerry, salvato dal piccolo latinoamericano passato indenne attraverso orde di zombie velocisti, giunge in cima al palazzo, viene salvato dagli uomini di Thierry in elicottero e portato su un’imbarcazione federale con la sua famiglia.

Qui Gerry apprende che dopo anni e anni di studi e soldi spesi in ricerche dal Governo nessuno ci capisce una mazza con questo virus, nessuno tranne il giovane virologo Fassbach (che noi per amicizia chiameremo FESSbach e che in Game of Thornes è il dothraki Rakharo, ricordiamolo), che Gerry dovrà accompagnare a fare ricerche in Corea del Sud, dove l’epidemia è iniziata. Gerry all’inizio rifiuta, perché preferirebbe continuare a cucinare pancake per la sua famiglia (ma va?) ma gli fanno intendere che se non parte, lui e tutta la sua famiglia finiscono fuori in pasto agli zombie. Gerry fa appello al suo amico Thierry, sottosegretario delle Nazioni Unite, che conta quanto il due di picche quando briscola è fiori e quindi è costretto a partire.

Almeno però gli danno un telefono satellitare, uno a lui, uno alla moglie (“Chiamerò due volte al giorno, cara, per darti il buongiorno e la buonanotte, tanto, a parte combattere morti viventi che saltano come  acrobati del Cirque du Soleil, sono libero”), Gerry segna il numero della moglie come “CASA”, Karen segna il numero di Gerry come “Morto che parla”.

Durante il tragitto in aereo il virologo Fassbach ostenta sicumera raccontando che Madre Natura è un Serial Killer, come tutti i serial killer lascia degli indizi, vuole essere scoperta ed è pure un poco stronza. Madre Natura, però, non gradisce, e appena scendono dall’aereo FESSbach, al quale qualcuno con un senso dell’umorismo distorto, ha dato una pistola, inciampa e si spara in faccia. (“Devi andare con lui Gerry, sei stato in posti in cui il prof. FESSbach non durerebbe neanche due giorni, devi proteggerlo, è la nostra unica speranza”)

3) Un virologo imbranato è l’unica speranza di salvezza del mondo: gli affidi la pistola e lasci che si spari in faccia accidentalmente.

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La fine di Rakharo è stata di gran lunga migliore.

Al sicuro nella base aerea statunitense, Gerry fa la conoscenza con un altro genio della strategia militare: il capitano Speke. Dopo aver parlato con ex agente CIA imprigionato nella base, Gerry decide di andare a Gerusalemme, dove resiste l’unica roccaforte mondiale a prova di zombie, è lì che troverà tutte le risposte, e per farlo deve salire nuovamente a bordo dell’aereo, peccato che la zona sia infestata da zombie. Ma il capitano Speke è un genio, l’abbiamo detto e decide che la cosa migliore per affrontare centinaia e centinaia di zombie velocissimi, forti e affamati è una bicicletta. L’idea ecologista del capitano Speke mette d’accordo tutti: che c’è di meglio di  un’allegra scampagnata in bici, nel cuore della notte e sotto la pioggia, per risollevare gli animi?

Ma non basta la bicicletta: ricordiamoci che lo scopo principale di tutti è  di crepare come imbecilli. Gerry si porta dietro il telefono, ma si è dimenticato di metterlo “silenzioso”, Karen, in un momento di noia, decide di chiamarlo per chiedergli se quando torna le porta la pizza, la suoneria squilla e questo attira miliardi di zombie che fanno fuori tutti, anche il geniale capitano Speke, tranne Gerry (che culo!) che parte alla volta di Gerusalemme.

Maccheccazzo e abbassala 'sta suoneria, idiota!
Maccheccazzo e abbassala ‘sta suoneria, stronzo!

4) Gli zombie sono attratti dal rumore: tieni la suoneria del telefono al massimo!

A Gerusalemme Gerry incontra Mossad Warmbrunn che gli racconta di come era riuscito a capire in anticipo cosa stava accadendo, e di come aveva fatto costruire al governo israeliano un muro altissimo per cingere la città e proteggerla dagli zombie. Tutto perfetto, finché non arriva Gerry, ovvio. Infatti mentre Gerry è lì con Mossad che si vanta come una merda di essere il primo della classe, ecco che i superstiti, entusiasti all’idea di essere scampati alla stronzaggine di Madre Natura, non possono fare a meno di prendere i microfoni e iniziare a cantare “Parlami d’amore” dei Negramaro. Giustamente gli zombie s’incazzano come iene e assaltano la città, scavalcando il muro su pratiche colonne di non-morti e facendo strage di idioti (“stanno scavalcando!” – “a regazzì e mo vo buco sto pallone!”)

5) Gli zombie sono attratti dal rumore, parte seconda: prendi microfono e amplificatore e fatti sentire.

Niente di meglio degli acuti di Giuliano Sangiorgi per causare una strage.
Niente di meglio degli acuti di Giuliano Sangiorgi per causare una strage zombie.

Gerry, anche stavolta, riesce a scappare, su un aereo della Ryanair, a giudicare dal numero di persone stipate le une sulle altre,  in compagnia della soldatessa Segen alla quale ha tagliato la mano  per salvarla dal morso di uno zombie. Senza cauterizzazione né sutura, ma con una benda e un pizzico di alcool Segen miracolosamente si salva! (“Ma Gerry, dove hai imparato a farlo?” – “Mah, da piccolo avevo l’Allegro Chirurgo”). Nel frattempo Gerry capisce tutto, altro che giovane virologo: durante il suo viaggetto ha infatto notato che gli zombie ignorano alcuni individui chiaramente menomati: malati allo stadio terminale, zoppi, ciechi, bimbiminkia, fan di Moccia… è la chiave della salvezza! Gerry chiama Thierry e si fa indicare il più vicino Centro Medico: deve andare a preparare la pozione che salverà il mondo! Il Centro Medico si trova in Galles ed è lì che costringe l’arereo a dirigersi. Peccato che le solite superficiali regole sui bagagli della Ryanair abbiamo consentito ad un passeggero di introdurre come bagaglio a mano un non-morto (“ci entra nel carrello, vedi?”).

Oh, se ci entra, ci entra...
Oh, se ci entra, ci entra…

Il non-morto fa una strage, trasforma tutti e Gerry non trova nulla di meglio da fare che lanciare una bomba a mano, poi lui e Segen allacciano le cinture e, comodamente, attendono l’atterraggio di fortuna.

Gerry si risveglia con una sbarra di ferro piantata nella pancia, Segen ha la mano mozzata, ma dopo un viaggio con Ryanair si può affrontare qualsiasi cosa, per cui, tranquilli tranquilli, raggiungono il Centro Medico. Qui trovano tre medi fra cui, espressivo come un pitale, compare Pierfrancesco Favino, il responsabile del complesso, che decide di aiutarli a realizzare un cocktail di malattie terminali da servire all’Umanità per farla diventare un piatto disgustoso per gli zombie. Un unico problemino: tutte le malattie si trovano nel Reparto B e il Reparto B, si dà il caso, è stato di recente scenario di un festino un po’ spinto che ha portato l’ottantina di medici che ci lavoravano a diventare zombie. Come facciamo e come non facciamo? Bisogna andare nel Reparto B a prendere le malattie. Gerry, Segen e Favino decidono di andare, Favino deve ufficialmente guidare Gerry verso il reparto, altrimenti si perderebbe, la sua presenza è fondamentale, fondamentale come quella di FESSbach, ricorderete.

Tutte queste emozioni, fanno sì che Gerry si dimentichi della seconda chiamata della giornata a Karen. Per Thierry, che è un po’ emotivo, è un motivo sufficiente per considerare Gerry morto. (“Sono io, Thierry, come mai rispondi tu e non Karen?” – “Ah, emh… Gerry? Hai tardato di venti minuti e dodici secondi, pensavo fossi morto, in nome della nostra vecchia amicizia ho sbattuto Karen e le ragazze fuori di qui a calci in culo”).

Sei il mio migliore amico!
Sei il mio migliore amico!

Gerry è incazzato come una biscia e finalmente ha capito che deve un attimo rivedere il suo rapporto con Thierry, ma ora non c’è tempo da perdere: bisogna andare nel Reparto B e per farlo bisogna armarsi! Segen, senza una mano, si arma con una mazza da baseball, forse perché ignora che bisognerebbe impugnarla con due mani. Gerry prende un’ascia e Favino un piede di porco, un’arma inutile almeno quanto il suo personaggio. Bene, si va! Il reparto B è separato dalla zona non infestata da una porta sbarrata con due sedie e un mezzo tavolino.

Da millenni le sedie ci proteggono
Da millenni le sedie hanno una sola missione: proteggerci dagli attacchi zombie!

Superata quest’imponente barriera si trovano nella zona infestata e finalmente il ruolo di Favino nella missione diventa chiaro: portare tutti alla distruzione! Prima calpesta una lattina di pepsi, poi fa cigolare una porta, poi ci si mette anche Segen a sparare all’impazzata (forse ha capito che la mazza da baseball non è tanto utile), morale: risvegliano tutti i morti risvegliabili.

6) Se devi attraversare una zona infestata da zombie dormienti la cosa migliore è portarti dietro un inutile e rumoroso imbecille.

Il trio si separa: Favino e Segen da un lato, Gerry dall’altro. Ovviamente Favino, invece di andare alla ricerca del reparto B per fare qualcosa di utile, torna indietro con Segen, lasciando Gerry nel proverbiale mare di merda (ma la sua presenza non era essenziale per portarlo a destinazione?).

Gerry alla fine arriva al reparto B ma a quel punto si ricorda della cosa che doveva chiedere prima di partire: quali provette devo prendere? Vabbè, mi dia un etto di peste bubbonica, un etto di HIV, faccia un po’ lei. Mette tutto in uno scatolo e… si accorge che un simpatico non-morto lo aspetta con la dentierona battente al di là del vetro. E ora? C’è un unico modo per salvarsi! Iniettarsi a cazzo di cane una qualsiasi sostanza nelle vene, mentre le intelligenti osservazioni degli inutili medici  (“quelle di sinistra sono mortali” – “sì, ma la tua o la mia sinistra?”) che stanno a guardare da maxischermo assieme a Favino continuano a dimostrare che non sono soltanto gli zombie ad avere il cervello in necrosi.

Prima di iniettarsi il virus via endovena, Gerry scrive un cartello che invece di riportare la scritta “inutili imbecilli” dice “dite alla mia famiglia che la amo” (un americano non può morire, senza dire alla sua famiglia un’ovvietà), come se fosse possibile che, dopo la sua morte, l’armata Brancaleone da Pierfrancesco “sfiga” Favino possa salvarsi e riferire il messaggio.

Il culo di Gerry però è che ci azzecca e lo zombie lo lascia andare: così riesce a passare attraverso una cortina di non-morti, si ferma pure a bere una pepsi, poi gli iniettano l’antidoto e torna a casa da Karen e dalle due figlie + bambino latinoamericano adottato. Il vaccino viene prodotto su scala mondiale e ciò permette agli eserciti mondiali di iniziare a combattere contro gli zombie.

Nonostante tutti i tentativi, Gerry è riuscito a salvarsi ma, ci avverte, niente paura, la guerra è appena iniziata: avete tutto il tempo per morire come idioti!

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3 thoughts on “World War Z, il film: manuale per morire come idioti in caso di Apocalisse Zombie”

  1. Favoloso!
    Sicuramente meglio del film. Non me ne accerterò perché non mi va di spendere soldi per robaccia del genere, mi fido di me stesso.

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