Sono tornata! Dopo ben 4 anni di silenzio editoriale, con gioia torno alla pubblicazione e lo faccio con una serie a cui tengo tantissimo. Il primo volume de “Le indagini paranormali di Judi Ghost“, mi ha portato fortuna, con questa storia, infatti, ho per la prima volta nella mia vita partecipato a un concorso (il Premio Battello a Vapore) finendo nella cinquina finale e classificandomi terza nel 2017.

Sono trascorsi diversi anni dalla pubblicazione del primo volume Il mistero dell’isola senza nome nel frattempo la mia vita è completamente cambiata (in meglio, per fortuna). Ho dovuto, però, lavorare tantissimo per costruire ciò che desideravo e la scrittura ne ha un po’ pagato le conseguenze. Nel frattempo, però, ho letto e studiato tanto, anche materie decisamente lontane dai miei standard, ma che hanno arricchito moltissimo la mia scrittura. Poi, finalmente, ho sentito che era il momento di riprendere e farlo con Judi mi è sembrata un’ottima idea!

Scrivere per ragazzi: una sfida bellissima!

Scrivere per ragazzi sembra facile ma non lo è per nulla: ogni volta che scrivo per un pubblico più giovane mi rendo conto che, al di là dello stile, della costruzione della storia, del background dei personaggi e del significato, ai bambini stai, in ogni caso, insegnando qualcosa, anche quando non ne hai alcuna intenzione, il che significa che hai una bella responsabilità.

Stai insegnando loro a scrivere bene, a usare le parole per creare una frase musicale, stai insegnando loro nuove espressioni che potrebbero colpirli e che magari useranno in un tema a scuola, questo dal punto di vista formale.

Stai, però, anche insegnando loro che ci può essere speranza nei momenti più disperati, che se si sentono strani o diversi non c’è niente di male, che sono compresi perché chi scrive ha avuto la loro stessa età e magari le stesse paure, che si può vincere in situazioni del tutto sfavorevoli, ma si può anche perdere e bisogna imparare ad accettarlo.

Solo un libro scritto bene può insegnare queste cose, quindi noi che scriviamo per ragazzi abbiamo una responsabilità enorme. Non ci si dovrebbe mai mettere a cuor leggero davanti a un foglio bianco, quando sai che con le tue parole puoi nel bene o nel male influenzare chi legge, meno che mai se chi legge ha meno di 13 anni.

Parlare di cose difficili in modo facile

Due sono i concetti o se vogliamo gli obiettivi attorno ai quali ho costruito l’impalcatura della serie le indagini paranormali di Judi Ghost:

  • 1) la letteratura è divertimento
  • 2) non ci sono argomenti dei quali non si può parlare ai bambini

Ho quindi strutturato una serie per ragazzi composta (per ora) da dieci volumi, ambientati in diverse parti del mondo, alternativamente durante le vacanze invernali ed estive e che affrontano temi sociali, come la disabilità, il femminismo, i cambiamenti climatici, i pregiudizi, la morte, ma con un approccio divertente, perché credo che ai bambini si possa parlare di qualunque cosa, ma con i modi, i tempi e il linguaggio giusto (ed è proprio questa la sfida!).

Aver per circa due anni insegnato, come supplente, a ragazzi tra gli 11 e i 14 anni è stato fondamentale, assieme a tutti i bellissimi progetti presentati in diversi istituti della provincia: lezioni su scrittori, presentazioni di libri, laboratori di scrittura creativa. Durante alcuni di questi laboratori, ho lanciato un’idea. Ogni allievo doveva scegliere 3 parole bellissime e spiegare perché e, magari, costruirci attorno una storia.

Le parole, infatti, possono essere usate come armi o come carezze e io preferisco, di gran lunga, il secondo modo. Dobbiamo imparare tutti, grandi e piccoli, a usare un linguaggio inclusivo, non offensivo, in altre parole: gentile.

Ed è proprio questo il tema del secondo volume di Judi Ghost.

La disabilità non è un limite, è solo un altro modo

Erling, il nuovo amico che Judi, Faust ed Emily è un pianista eccezionale, è molto bello, simpatico e intelligente, è un esperto di piante ed è in carrozzina. Prima di poter scrivere di questo personaggio ho dovuto documentarmi parecchio, per evitare di dire cose inesatte, involontariamente offensive o semplicemente banali: quando si parla di disabilità lo si fa quasi sempre in maniera o superficiale o patetica.

Io non volevo che Erling fosse percepito come debole o patetico o sfortunato, perché non lo è: ha qualità straordinarie, superiori alla maggior parte dei ragazzi della sua età e, in più, si muove in carrozzina. Già, in più. Perché la carrozzina è un mezzo pieno di incredibili potenzialità, come si accorgeranno anche Judi, Emily e Faust. Per scrivere di questo argomento senza commettere errori, mi sono documentata a lungo, in particolare sul linguaggio da utilizzare.

La disabilità è un limite solo nei luoghi tristi e senza fantasia: in un mondo variopinto e gentile, invece, è semplicemente un altro modo.

Perché la Norvegia e i Troll?

Ho collegato il tema della disabilità a una vecchia leggenda popolare, secondo la quale i bambini nati con disabilità erano in realtà stati “scambiati” nella culla da creature malvagie, che a seconda dei luoghi potevano essere streghe o altre entità. Prima che la medicina e la scienza spiegassero la disabilità, era così che il folclore popolare la giustificava.

Da Wikipedia: Il changeling è una creatura fantastica tipica del folklore europeo. Si narra sia il figlio delle fate, dei folletti, degli elfi, delle ninfe, degli gnomi o dei diavoli, che questi ultimi esseri scambiano con un bimbo umano visto che, spesso, questi sono più sani. Il sostituto si può riconoscere perché è estremamente intelligente, molto più di un bambino umano normale, ma impacciato nei movimenti e con un comportamento molto diverso da quello umano.

Io in Norvegia che provo a ricreare un quadro di Caspar David Friedrich

Ho subito pensato ai troll perché amo tantissimo la Norvegia, da quando l’ho visitata ho sempre desiderato tornarci e, per il momento, ci sono riuscita scrivendo il secondo volume di Judi Ghost.

Di solito i Troll sono creature notturne dall’aspetto peculiare e possono essere amichevoli o estremamente pericolosi. Io li ho sempre trovati molto simpatici, proprio come Judi amo le creature un po’ bizzarre.

Inclusione ed empatia si possono insegnare!

Il Natale è un periodo strano: le città sono in festa, sembra che tutti siano più o meno felici e invece c’è tanta gente che non solo è triste, ma per la quale il Natale è un periodo devastante: persone che non hanno una casa, persone malate, persone sole, persone depresse. Ecco, anche queste cose, credo, ai bambini possono essere dette, perché i bambini con un’innata sensibilità sono in grado di capirle.

Nel primo volume di Judi ho toccato vagamente il tema della malattia mentale e della solitudine degli anziani (c’è un’anziana signora chiamata da tutti la “vecchia pazza” che poi si rivelerà la chiave della storia), tema che tornerà in uno dei futuri volumi della serie. In questo, Judi incontra un uomo senza fissa dimora e per la ragazzina sarà una scoperta incredibile (e dolorosa) sapere che ci sono persone – sì, anche a Natale! – che non hanno un tetto sulla testa.

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