È appena finita una storia importante, soffri di “sindrome da fallimento”, hai disperatamente bisogno di una rivalsa (e di un po’ di carne fresca).
Una tua amica dice che vuole presentarti qualcuno.
La tua amica, di solito, esce con bonazzi cosmici?
Pensaci. Perché se, invece, esce di solito con tristi abitanti del Pianeta Sfigheon, ecco, non so come dirtelo, ma potresti ritrovarti a trascorrere la serata intera a pensare al suicidio. Ed ecco perché è necessario scrivere un prontuario sugli uomini da evitare come la peste!
Sì, perché ci sono degli uomini da evitare come la peste, ragazze mie!
Se sei, come me, affetta da Sfighismo Cosmico, potresti perfino rimediare all’unico appuntamento al buio della tua vita un soggetto che poco facilmente dimenticherai: IL LOGORROICO.
Per tutta la serata non dirai neanche un parola, soggiogata dal potere della mitragliatrice umana.
Non lo fa perché vuole primeggiare. Lo fa perché vuole mettersi in mostra e pensa che tu sia una di quelle donne che s’innamorano dei maschi quando si sentono meno intelligenti di loro.
Perciò, quando proverai a dire la tua, lui ti vomiterà addosso la sua opinione che, di solito, non si esaurisce nell’arco di dieci minuti. Il Logorroico ha la tendenza a monologare, il che vuol dire che è pure un pelino egocentrico. Di solito, la conversazione verte su un argomento caro al Logorroico, così che possa mettere in mostra tutte le sue conoscenze apprese su Wikipedia.
Io, una volta sono uscita con un tipo simile: ho desiderato ardentemente di morire per tutta la serata. Parlava di argomenti interessanti, certo, ma dovete sapere che perfino l’argomento più interessante del mondo, tra le mani di un Logorroico, diventa una roba di una noia mortale. Lo avevo conosciuto da cinque minuti e già volevo fuggire via a gambe levate.
Questa esperienza mi ha segnato così tanto che non sono mai più andata a un appuntamento al buio: mai più.
Per superare il trauma, ne ho dovuto scrivere in un romanzo (dove l’argomento “uomini da evitare come la peste” è centrale, direi!)
Ci sono due tipi di persone che non sopporto (che sopporto meno degli altri, non sono una fan dell’Umanità):
1. Quelli che parlano tanto.
2. Quelli che parlano tanto e dicono cazzate.Non si tratta delle stesse persone.
Sono due generi diversi.
Quelli che parlano tanto e basta, fa piacere starli a sentire, per un po’.
Alcuni sono ironici, intelligenti. E colti, anche.
Ciò non toglie che dopo un’ora o due di monologo non mi venga comunque voglia di attaccarli al muro con una pistola sparachiodi.
Ecco, il mio rapporto con i LOGORROICI, descritto nel mio primo romanzo sull’amore e sui rapporti amorosi (la serie si chiama Dafne & l’Amore, e sono usciti i primi due volumi: Non farti lasciare a Natale e Non farti licenziare a Natale).
Il Logorroico mi saluta con un bacio sulla guancia che ricambio con lo stesso entusiasmo delle mummie che campeggiano sull’opuscolo che stringe in mano.
Senza battere ciglio, il Logorroico siede sul divano e inizia a parlare della visita al museo.
Lo interrompo e gli chiedo se vuole una birra.
Risponde che è astemio e io avrei un ottimo motivo per sbatterlo fuori di casa ma, nulla, sto cavalcando verso la disfatta come John Wayne cavalca verso il tramonto.
Il Logorroico riprende il monologo. Lo interrompo di nuovo, dicendogli che ho del succo di frutta, in frigo. Dice che va benissimo e passa a dirmi qualcosa che ha a che fare col suo lavoro. Qualcosa sull’odontoiatria, che argomento interessante.
Si illumina di colpo, fruga nelle tasche e tira fuori un oggetto rosa. Per essere più precisi, un cuore.
«L’ho fatto io», dice con un mezzo sorriso, come se tutta quella scena fosse divertente e non la prova della sua psicopatia. «Con la pasta per le dentiere».
Mi porge il manufatto, lo prendo con un sorriso plastificato e vado in cucina, dove finisce dritto nell’indifferenziato.
Anche questa cosa del cuore fatto di pasta per le dentiere, emh, è autobiografico.