The End. Fine. Sipario. Addio Cazalet.
Con “Tutto cambia” finisce la saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard che Fazi ha avuto il merito di portare in Italia. Una serie che i lettori italiani hanno accolto con entusiasmo e affetto e che, col suo finale commovente e nostalgico, ha strappato sorrisi e lacrime. Ho amato l’umorismo e l’acume (alla Jane Austen) nel descrivere situazioni e personaggi, gli affascinanti intrecci, il realismo crudo e provocatorio, ma sempre immerso in un’atmosfera retrò ed elegante. Leggere i Cazalet è come guardare una vecchia pellicola in bianco e nero, seduti in poltrona, mentre il fuoco scoppietta nel camino, una tazza di tè bollente sprigiona vapore su un basso tavolino e fuori un caldo tramonto dorato colora la campagna inglese, gentile e indifferente come una vecchia Lady.
[ ATTENZIONE CI SONO ALCUNI SPOILER SULLA TRAMA ]
Titolo: Tutto cambia
Autore: Elizabeth Jane Howard
Serie: I Cazalet #5
Editore: Fazi
Collana: Le strade
Uscita: settembre 2017
Pagine: 610
Prezzo: 20.00 €
Acquista: ebook | cartaceo
Trama: … E alla fine sono arrivati gli anni Cinquanta. Il capitolo conclusivo della saga dei Cazalet si apre con una perdita significativa: la Duchessa viene a mancare. Andandosene, porta via con sé gli ultimi frammenti di un mondo che sta scomparendo: quello della servitù domestica, della classe sociale, della tradizione. È quel mondo polveroso, dalle atmosfere d’altri tempi, che ci aveva conquistati all’inizio di questa appassionante storia. Molti anni sono passati, molte vicende ci hanno fatto sorridere e commuovere, molte cose sono cambiate. Il mondo moderno si dimostra pieno di insidie, e gli uomini Cazalet si rivelano poco equipaggiati per affrontarlo e incapaci di seguire le orme del padre: la gestione dell’azienda di famiglia non è cosa facile, e ogni certezza viene meno. Nel frattempo, le donne cercano di farsi strada, ognuna a modo suo. Louise, ormai divorziata, resta invischiata in una relazione con un uomo sposato, mentre Polly e Clary faticano a conciliare il matrimonio e la maternità con le loro idee e ambizioni lavorative; Villy, da tempo abbandonata dal marito, alla fine deve imparare a vivere in maniera indipendente. Ma sarà Rachel, che ha sempre vissuto per gli altri, a dover affrontare la sfida più difficile… Nelle commoventi pagine finali, una nuova generazione Cazalet si ritrova a Home Place per Natale. Solo una cosa è certa: niente sarà mai più lo stesso.
I Cazalet:
Gli anni della leggerezza
Il tempo dell’attesa
Confusione
Allontanarsi
Tutto cambia
La mia recensione
Concludere una serie dopo cinque corposi volumi, tanti anni (la vicenda inizia nel 1937 e si conclude nel 1958) e un numero così ampio di personaggi non è mai cosa semplice, ci si sente abbandonati, pieni di amore e malinconia, tristezza e commozione (e anche rabbia, in qualche caso, sì!). “Tutto cambia”, uscito originariamente nel 2013, un anno prima della morte dell’autrice, arriva diversi anni dopo “Allontanarsi” (la cui prima pubblicazione risale al 1995), e riprende a raccontare la vita dei Cazalet undici anni dopo.
Ha dunque la struttura di un vero e proprio sequel e, difatti, leggendo mi è sembrato più “un approfondimento ragionato” della vicenda che una storia in continuità con la precedente. La verità è che io avevo adorato la conclusione del quarto volume, la maniera in cui la Howard aveva saputo concludere alcune vicende e lasciarne, sapientemente, altre in sospeso. Il fatto che in “Tutto cambia”, invece, ci dica precisamente come le cose sono in realtà andate toglie un po’ di magia alla storia. É come se ci raccontassero che ne è stato di Biancaneve e del principe dopo il classico “E vissero felici e contenti”, insomma.
Ciononostante, il romanzo è come sempre scritto con un’abilità e una passione incredibili e affascina fin dalla prima pagina. Il punto di forza di Elizabeth Jane Howard è la caratterizzazione dei personaggi e il sapiente utilizzo dei punti di vista, che cambiano continuamente, permettendo un’immersione totale nella storia. I paragrafi brevi somigliano ai cambi di scena di una serie TV e, infatti, il ritmo è veloce, “televisivo”, mentre leggevo riuscivo a immaginare perfino le inquadrature.
Ma della tecnica della Howard e della maniera affascinante e concreta in cui riesce a trattare i suoi personaggi ho parlato a lungo nelle quattro precedenti recensioni. In questa occasione, mi preme di più tirare le somme di una saga che mi ha tenuto compagnia per alcuni mesi e parlare di quello che è accaduto ai personaggi, della loro evoluzione e del modo in cui la Howard ha voluto concludere la sua storia.
Il romanzo comincia nel giugno del ’56 e si apre con un evento traumatico che fa da spartiacque dell’intera vicenda: la morte della Duchessa. Non è semplicemente la scomparsa di uno dei pilastri di Home Place (il Generale è morto un paio d’anni prima, “fuori scena”, ma la sua figura, già nel volume precedente, si era fatta evanescente e poco concreta per colpa della malattia che l’aveva colpito), la morte della Duchessa segna la fine del mondo romantico, antico, ormai “fuori tempo” dei Cazalet: la società che ha li visti prosperare è cambiata, le regole sono diverse, gli sconvolgimenti della seconda guerra mondiale hanno investito tutti i campi e tutti i Cazalet, anche quelli più conservatori, devono fare i conti con questo.
Rachel, all’indomani della morte della madre, si senza persa: per anni ha vissuto posponendo i suoi bisogni e le sue necessità a quelle dei suoi genitori, finendo per trasformarsi nella loro infermiera personale, abituata a prendersi cura degli altri, di colpo eredita un’enorme casa che cade a pezzi e che, probabilmente, non potrà permettersi a lungo, un silenzio opprimente e ampie stanze vuote. É anche vero che ora la sua storia con Sid potrebbe prendere il volo: per anni la donna è rimasta pazientemente in attesa “del suo turno”, la morte della Duchessa libera Rachel da tutti quei doveri che hanno separato le due innamorate per tanto tempo. Eppure è difficile, per Rachel, tornare a una normalità alla quale non è abituata: la sua vita sembra fin troppo silenziosa e vuota.
I cambiamenti non risparmiano gli altri fratelli: Hugh, Edward e Rupert e le rispettive famiglie, che devono fare i conti con la crescente crisi della società conosciuta. Per il conservatore Hugh sarà un trauma enorme comprendere che il mondo non è più quello di un tempo, che tutto ciò che suo padre aveva costruito è destinato a sgretolarsi di fronte a un sistema sociale nuovo, in cui la divisione in classi ha iniziato a traballare; Edward dovrà, invece, fare i conti con la scelta di abbandonare la frigida ma oculata e paziente moglie Villy, per sposare la provocante, volgare ed egoista Diana: le finanze della coppia versano in uno stato terribile per colpa della poca oculatezza di entrambi; Rupe, che è sempre stato il mio preferito dei fratelli Cazalet, sembra quello meno colpito dai mutamenti: è sempre stato il fratello ribelle, quello più propenso a cambiare e ad accettare lo scorrere del tempo, affronta, dunque, come una sfida affascinante le trasformazioni che investono la sua famiglia.
La Howard è in grado di far svelare ai suoi lettori tutti i particolari della storia, da quelli materiali – le stanze silenziose con le tende ingrigite dal tempo e la polvere che si libera dalla moquette consunta, gli oggetti che perdono la funzionalità quotidiana per diventare pezzi d’antiquariato, ricordi fisici da esibire come in un museo, segnando così il passaggio verso l’ineluttabile modernità – a quelli psicologici che riguardano i singoli personaggi, le loro paure, i pensieri più bui e profondi, le incertezze e le speranze.
Elizabeth Jane Howard è talmente brava a dosare ogni ingrediente, da riuscire a costruire una storia che, in 600 pagine circa, non è mai banale, mai noiosa: l’incredibile rapidità con cui le pagine volano, l’una dopo l’altra, rende i Cazalet un’opera davvero unica nel suo genere, la storia di una famiglia che finisce con “Tutto cambia” perché, purtroppo, la sua creatrice ormai è morta, ma che sarebbe potuta andare avanti ancora e ancora. Ciò che la Howard ha lasciato, infatti, è un mondo intero che continua la sua strada e la sua vita anche senza i suoi lettori. Questo, se ci penso, è un po’ frustrante, perché mi sarebbe piaciuto conoscere le storie dei più giovani Cazalet fino ai giorni nostri e perché ci sono alcuni personaggi le cui vite sono rimaste in sospeso e per i quali avrei voluto un destino più definito.
Una cosa che non mi è piaciuta è stato l’accanimento dell’autrice verso la coppia Rachel e Sid. Le due non conoscono momenti di gioia nell’intera saga, la loro storia è un sequenza di attese, tormenti, disastri, paure, senza soluzione di continuità. Rachel mi piaceva abbastanza all’inizio come personaggio, anche se non ho mai apprezzato la sua eccessiva timidezza rispetto al mondo, timidezza comunque comprensibile: Rachel ha paura di rivelare la sua omosessualità, vive con questo profondo segreto e il terrore che i suoi genitori e le persone che la circondano possano scoprirla, ha un sacro terrore della sua sessualità, tanto che per anni rifiuta anche solo l’idea di poter concretizzare, in senso carnale, il suo rapporto con Sid. Sid invece l’ho odiata profondamente fin dall’inizio: mi è sembrata subito presuntuosa, bisognosa di attenzioni e fin troppo arroccata nel suo mondo. Come coppia, non mi sono mai piaciute, insomma, ma speravo nel profondo che in questo volume avrebbero avuto motivo per essere felici. Ecco, l’accanimento dell’autrice mi è sembrato eccessivo e ha reso la loro storia crudele.
Fra i “nuovi” Cazalet, ho particolarmente amato Georgie, figlio di Zoe e Rupert, appassionato di animali e padrone di un topo umanizzato, protagonista di alcune divertentissime scenette assieme a Laura, figlia di Hugh e Jemima: i due mi hanno ricordato la coppia Neville-Lydia, due personaggi che invece in questo ultimo libro hanno pochissimo spazio. Neville compare un po’ di più, ma solo in merito a una vicenda che ho ritenuto altamente improbabile, pur se in linea con la costruzione del suo personaggio bohémien e scapestrato, Lydia invece quasi non compare e non c’è nulla in lei della ragazzina furba e divertente ch’era un tempo. Mi sarebbe anche piaciuto che l’autrice potesse regalarci qualche altro momento insieme, fra i due, ma così non è stato: il tripudio di personaggi ha reso necessario tagliarne via altri.
Sulle ragazze, ormai donne adulte, spendo giusto qualche parola perché le ho amate fin da subito: sono felice che Polly e Gerald siano poveri e felici con la loro nidiata di figli, il loro rapporto trasmette serenità, sono entrambi tranquilli, la loro vita potrebbe essere definita “scialba” forse, ma in confronto ai dolori che gli altri devono subire direi che è di gran lunga preferibile. Il loro rapporto è pacato, affettuoso e c’è vero amore.
Per Louise avrei preferito un destino più definito: per tutto il romanzo non fa altro che inseguire un uomo che, si sa, non potrà mai renderla felice e un lavoro che non le permette di essere davvero autonoma. É come un destino che si porta cucito addosso e del quale non riesce a liberarsi… Forse solo alla fine comprende, ma a noi non è dato sapere cosa ne sarà della sua vita. Se è vero che Louise è un po’ il doppio dell’autrice, allora possiamo presumere che la sua vita sarà piena di incontri, ricca di emozioni quanto di dolori, di certo non noiosa.
Infine Clary. Devo dire che a metà libro, Elizabeth Jane Howard mi ha fatto arrabbiare talmente tanto per alcune scelte in merito a questo personaggio che avrei voluto buttare il libro dalla finestra. Andando avanti, comunque, c’è un salvataggio in extremis che rende la coppia Clary-Archie ancora più unita, anche se indelebilmente marchiata da quello che sembra essere il destino di quasi ogni amore: lacrime e incertezze.
In conclusione, “Tutto Cambia” è un romanzo malinconico, commovente, divertente, ha il sapore di quei giorni un po’ freddi e tristi dopo Natale, somiglia a una casa vuota dopo un ricevimento, quando l’ultimo invitato è andato via e i detriti della festa invadono le stanze vuote come tristi ricordi. É il silenzio dopo una lunga risata… l’eco si spegne e ne resta solo il ricordo. Tutto cambia, insomma, e non può che essere così: l’unica cosa che possiamo fare è accettarlo, venire a patti con la vita, trovare l’appiglio che ci permetterà di continuare ad affrontare la tempesta.