buon-junkie Oggi parlo di sirene, in particolare oggi recensisco un omaggio Sperling & Kupfer: The Siren di Kiera Cass. Non sono una fan della Cass, The Selection è uno dei peggiori romanzi letti negli ultimi anni, prima o poi troverò la forza di recensirlo, ma non riesco a resistere al richiamo delle sirene e la copertina mi ha colpito subito. Insomma con The Siren speravo proprio di far pace con Kiera e rivalutarla come autrice. Cosa che, ahimè, non è avvenuta. Vi spiego perché.

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NON MI HA CONVINTO
NON MI HA CONVINTO

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The Siren è uno dei primi romanzi scritti da Kiera Cass, autopubblicato dall’autrice nel 2009 e poi ripubblicato, dopo il successo di The Selection, in un’edizione riveduta e corretta. É la storia di Kahlen, una diciannovenne vittima, assieme a tutta la sua famiglia, di un terribile naufragio. Mentre padre e madre muoiono, Kahlen viene tratta in salvo da Oceano in “persona” che le propone un patto: la sua vita, in cambio della salvezza. Kahlen accetta e diventa così, una sirena. Come sirena avrà da quel momento in poi il compito di attirare le navi con la sua voce bellissima e farle naufragare, così che Madre Oceano possa nutrirsi degli uomini. Dopo 100 anni, Kahlen potrà tornare libera.

La gente è crudele. Non tutti hanno ciò che si meritano.

La storia avanza velocemente e ritroviamo Kahlen 80 anni dopo, assieme alle sue sorelle, sirene anche loro al servizio di Madre Oceano. Kahlen vive con un terribile senso di colpa per aver causato la morte di tante persone innocenti: ne conserva le immagini e le vite in un quaderno, che di tanto in tanto sfoglia. Le sue notti sono popolate di sogni terribili, in cui rivedere le persone morte a causa sua. Insomma, Kahlen è molto tormentata.

Un giorno, in biblioteca, la ragazza incontra Akinli, un ragazzo simpatico e gentile. Di lui, di lì a breve, s’innamorerà, nonostante i due non potranno mai avere un lieto fine: lui invecchierà, lei no e quando sarà finalmente libera non si ricorderà di lui. Nonostante tutto, però, Kahlen s’innamora pazzamente di Akinli, con lui riscopre la sua parte “umana”, si allontana sempre più (mentalmente) da Madre Oceano (pur conservando un legame profondo e intenso con il mare) per spostarsi sulla terraferma.

«Sì. Il nostro effetto sugli umani è duplice.
Prima di tutto il canto li attira verso la morte.
E poi mentre le nostre voci sono tossiche.»

Che cosa non mi è piaciuto. Vediamo: prima di tutto l’intreccio scarno. Gran parte della narrazione è occupata dalla descrizione meticolosa dei sentimenti e delle paure di Kahlen, del contrasto tra natura umana e “marina”, c’è davvero pochissima azione e questo rende la storia (soprattutto nella prima parte) lentissima, quasi soporifera, tanto che ho fatto davvero fatica ad andare avanti. La seconda parte è leggermente più veloce ma anche qui, non succede granché, se non nelle ultime trenta pagine.

Ho trovato il finale abbastanza scontato e frettoloso: dopo pagine e pagine in cui non accade nulla, alcuni avvenimenti importanti vengono descritti in pochissime righe. Questo è un difetto che avevo già notato in The Selection.

Altro punto dolente: i personaggi. Sono piattissimi, non c’è evoluzione, è come se l’autrice sparpagliasse sul tavolo delle figurine e le facesse muovere avanti e indietro in uno spazio a due dimensioni. Non crescono, non si sviluppano, sono bidimensionali, insomma. Davvero non sono riuscita a provare empatia per nessuno: Kahlen si lamenta costantemente, Akinli è carino ma piuttosto scialbo, le sorelle di Kahlen sono egocentriche e per la maggior parte del tempo superficiali… unico personaggio degno di nota e in grado di trasmettere sensazioni: Madre Oceano. Infatti, i momenti migliori del libro sono quelli dedicati al dialogo tra lei e Kahlen, che è un continuo “scrutarsi dentro” per la ragazza. Mi è piaciuto il modo in cui l’autrice ha trattato questo personaggio: Madre Oceano è un’emanazione della Natura, è potente, può essere madre e matrigna, protettiva o distruttiva. Il mare rappresenta la vita ma anche la morte, divide e unisce e tutto questo emerge.

La parte romance è scarna (il che mi sta anche bene), il problema è la maniera in cui è stata trattata. Kahlen e Akinli si vedono sì e no tre volte e per pochissimo tempo: com’è possibile che Kahlen sia già così innamorata al punto da mettere in pericolo perfino la sua esistenza?

Insomma, come avrete capito, The Siren non mi ha convinto. Purtroppo devo confermare difetti di scrittura che avevo già notato in The Selection, anche se questo romanzo non mi ha irritato, a differenza dell’altro. L’ho trovato solo piuttosto piatto e, soprattutto nella prima parte, noioso.

In ogni caso, potrei consigliarlo, per il linguaggio semplicissimo, a ragazzi/e dagli 11 ai 13 anni che amano le fiabe, l’amore, le leggende e il mare.

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