Strade

STRADE, storie di luoghi: a Siena per il Photo Awards (ep. 02)

Siena è una delle città più belle d’Italia: dopo averci trascorso un weekend in occasione del Siena International Photo Awards posso affermarlo con certezza. Una città elegante, dall’aspetto armonioso anche grazie al color “terra di Siena” che caratterizza la sua splendida architettura, accogliente, affascinante, ricca di storia, di arte e di cultura e piena di luoghi dove bere e mangiare cibo e vino di qualità, fra i migliori al mondo: pici all’aglione o al ragù di cinghiale, bruschette e poi i formaggi e i salumi come la deliziosa finocchiona, senza tralasciare i vini, brunello di Montalcino, chianti, montepulciano e, per finire, i dolci: cantucci, ricciarelli o panforte. Insomma, Siena è un gioiello medievale incastonato nel cuore della splendida Toscana, perfetto per arricchirsi di bellezza, in tutte le sue possibili sfumature.

Colonna con lupa in Piazza del Campo

Le origini di Siena e la lupa senese: tra leggenda e verità

Passeggiando per le strade del centro storico di Siena vi imbatterete spesso nella statua della Lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo. La lupa capitolina che a Siena prende, ovviamente, il nome di Lupa senese si trova nelle tarsie marmoree che decorano il pavimento del Duomo; sulla cima delle colonne davanti al Duomo; in piazza della Postierla; in Piazza del Campo; su una colonna ai Banchi di Sopra vicino al palazzo Tolomei; una lupa in bronzo realizzata da Giovanni Turino nel 1430 si trova nel Palazzo Pubblico e, naturalmente, la lupa è riprodotta sullo stemma della Contrada della Lupa, vincitrice dell’ultimo palio.

Come mai un simbolo romano è presente così spesso?

La cappella marmorea in Piazza del Campo

Il motivo richiama le leggendarie origini di Siena, fondata da Senio e Ascanio, figli di Remo, fuggiti da Roma a causa delle persecuzioni dello zio Romolo. Senio e Ascanio trovano rifugio nel territorio senese dove fondano la città che prende il nome di Senio, mentre il vicino centro di Asciano prende il nome dal gemello. Siena lega, così, le sue origini a un’illustre antenata: Roma.

La leggenda narra anche che Romolo, venuto a conoscenza della città fondata dai nipoti, invia il generale Camullio a catturarli. Nel luogo dove, pare, il condottiero si sia accampato oggi sorge una porta che porta il suo nome: Porta Camollia. Si tratta di una delle più antiche porte della città, sulla quale è leggibile l’iscrizione apposta in occasione della visita del Granduca di Toscana, Federico I de’Medici: cor magis tibi Sena pandit ossia Siena ti apre il cuore più della sua porta. Il sentimento che si prova ancora oggi visitando la città è proprio questo.

Se però lasciamo la leggenda e ci addentriamo nella storia, è al popolo etrusco che, prima di tutto, dobbiamo guardare. Il nome Siena, infatti, secondo le ipotesi di alcuni studiosi viene dal gentilizio etrusco Saina e nel centro della città sono stati rinvenuti reperti risalenti all’VIII-VII secolo a.C. (ad esempio il bucchero, la tipica ceramica nera etrusca, o le fibule, elaborate spille in bronzo) che attestano la presenza etrusca già in epoca antichissima.

Non si tratta però di un insediamento abitato in maniera continuativa, come invece sarà l’avamposto militare di epoca romana, fondato proprio per tenere sotto controllo un territorio che si trova nel cuore della Dodecapoli etrusca. I Senesi dimostrano di essere fin dall’antichità insofferenti al potere centrale e inclini allo scherzo (anche pesante): racconta Tacito che un senatore in visita nella piccola colonia militare torna a Roma furioso riferendo in Senato di essere stato picchiato e ridicolizzato con una finta cerimonia funebre, evento che scatena le ire di Roma e la punizione dei colpevoli.

Breve storia di Siena: dai Longobardi alla fine della Repubblica

Siena inizia ad avere un’importanza rilevante durante il periodo longobardo: la felice posizione geografica la rende un nodo strategico per i traffici commerciali che i Longobardi in ascesa desiderano controllare e sarà così anche quando, al loro posto, giungeranno i Franchi. Siena si trova sulla famosa via Francigena, che unisce la Francia con il sud dell’Italia. Si tratta di una strada nata per soddisfare la necessità delle popolazioni longobarde di unire il loro centro principale, Pavia, con quelli più a sud, Spoleto e Benevento. In breve tempo la via Francigena diventa uno dei più importanti assi commerciali del tempo.

Al confuso periodo feudale segue un lungo dominio della Chiesa che copre i secoli dal X al XII. Ma nel 1137 Siena diventa Comune ed è da questa data che per la città inizia il momento di massimo splendore. La sua posizione strategica sulla via Francigena arricchisce Siena con intensi traffici commerciali e i percorsi dei pellegrini che si recano in Terra Santa: lo sviluppo architettonico della città è notevole. Cresce la cinta muraria, viene edificata la Basilica di San Domenico e fondata l’Università degli Studi di Siena.

Dopo un Duecento governato dai Ghibellini, il Trecento senese è caratterizzato da un governo guelfo: è questo il momento del Governo dei Nove, definito anche Buongoverno, il periodo più prolifico per l’arte senese. In città, operano artisti come Duccio di Boninsegna, Ambrogio Lorenzetti e Simone Martini. La Scuola Senese di pittura fa concorrenza a quella giottesca fiorentina, scultura e architettura producono opere uniche: Piazza del Campo, che assume la sua caratteristica forma a conchiglia, il Palazzo Pubblico, piazza del Duomo.

A fermare l’apogeo della Repubblica di Siena arriva la Peste, nel 1348 che segna l’inizio di una progressiva decadenza che culminerà, nel 1555, con la conquista definitiva e il passaggio sotto l’egida della eterna rivale Firenze. Prima di cedere, però, alla supremazia fiorentina, Siena si rende protagonista di un’eroica resistenza.

Nel 1526, le donne senesi di tutti gli strati sociali guidate dalle nobildonne Livia Fausti, Fausta Piccolomini e Laudomia Fonteguerri si riuniscono armate di pale e picconi e costruiscono con le loro mani un fortino, visibile ancora oggi, nei pressi della Porta Camollia, che prende il nome di Fortino delle donne, a difesa del lato Nord, quello più debole: un eterno monumento all’eroismo delle donne senesi, come recita la lapide posta sui suoi resti.

Una delle più antiche banche in attività: Monte dei Paschi di Siena

Il 27 febbraio del 1472 la Repubblica di Siena decide di venire incontro ai bisogni delle classi più povere della città fondando un Monte di Pietà. I Monti di Pietà erano delle istituzioni finanziarie senza scopo di lucro, sorte in epoca tardo-medievale su iniziativa dei Frati Francescani per consentire piccoli prestiti a condizioni più vantaggiose di quelle di mercato. A servirsene erano, insomma, le classi più bisognose.

La particolarità del Monte di Pietà senese è che è il primo a essere totalmente laico e pubblico. Anni dopo, all’attività di microprestito per le classi più povere si aggiunge quella di credito fondiario per i possidenti agrari (i “paschi”, o pascoli), per poi diventare una vera e propria banca, la più antica del mondo ancora in attività.

La sede storica si trova nel Palazzo Salimbeni nell’omonima piazza, dominata al centro dalla statua di Sallustio Bandini, economista. Palazzo Salimbeni (o Rocca Salimbeni) deve il suo nome alla ricca e potentissima famiglia Salimbeni, commercianti di spezie e grano, ma anche grandi proprietari terrieri. Solo nel 1866 la Banca Monte dei Paschi di Siena lo acquista per farne la sua sede centrale.

Piazza del Campo e Piazza del Duomo

Piazza del Campo

Visitare Siena è come fare un salto nel Medioevo: anche solo passeggiare per le strade e i vicoli color Terra di Siena è incantevole. Ovviamente, non si può non iniziare da quella che è considerata una delle piazze più belle del mondo: Piazza del Campo (dove si svolge il famoso Palio), con la sua tipica forma a conchiglia, formata da 9 solchi (9 come il Governo dei Nove), sui quali si affacciano splendidi palazzi nobiliari.

Alla piazza, che è in leggera pendenza perché costruita su un terreno bonificato per consentire il deflusso delle acque piovane, si accede tramite undici varchi (una volta dodici): il punto focale è il Palazzo pubblico che fa da sfondo con la sua imponenza. Si tratta di uno dei palazzi comunali più belli d’Italia. Al suo interno si trova il Museo Civico dove è possibile ammirare alcuni tra i più importanti capolavori dell’arte senese, fra cui tra cui l’Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.

Torre del Mangia

La Torre del Mangia è la torre campanaria del palazzo comunale, coi suoi 88 metri è una delle più alte d’Italia e la sommità si raggiunge percorrendo una scala di ben 400 gradini. Pur sorgendo da un livello più basso rispetto al resto della città raggiunge in altezza la torre del Duomo. Questo, secondo l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, simboleggiava metaforicamente l’equilibrio raggiunto tra potere temporale e spirituale.

Ma perché si chiama Torre del Mangia? Secondo il folclore senese, uno dei primi campanari, tale Giovanni di Balduccio, era talmente appassionato di buona cucina da aver sperperato tutto il suo denaro in cibo e vino, tanto che fu soprannominato dai suoi concittadini “Mangiaguadagni” o, semplicemente, “Mangia”. L’uomo, per somma sfortuna, fu presto sostituito nel suo ruolo dall’orologio installato nel 1360.

Fonte Gaia in Piazza del Campo

Dalla parte opposta della piazza si trova la Fonte Gaia, il cui nome viene dall’immensa gioia con la quale fu accolta l’inaugurazione della prima fonte cittadina da parte dei senesi nel 1386.

Originariamente la Fonte Gaia era ornata da rilievi scultorei di Jacopo della Quercia ma nel 1743 un ignoto spettatore del Palio, per vedere meglio, si arrampicò sulla statua di Rea Silvia e la distrusse (rimanendovi vittima). A quel punto si decise di sostituire i rilievi di Jacopo della Quercia con delle copie realizzate in marmo di Carrara, più resistente. Gli originali oggi si trovano nel Museo di Santa Maria della Scala.

I bassorilievi laterali raccontano la Creazione di Adamo e la Cacciata dei Progenitori, mentre lateralmente si trovavano un tempo le statue a tutto tondo di Acca Larenzia e Rea Silvia che dopo il restauro non furono riposizionate sui piedistalli in quanto – si dice – impedivano una visione ottimale del Palio.

Il Duomo di Siena

Oltre alle meraviglie di Piazza del Campo, Siena offre a chi la visita la visione di un’altra perla cittadina, quella della Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta, il famoso Duomo di Siena, costruito nell’inconfondibile stile romanico-gotico italiano, caratterizzato dalle fasce alternate di marmi bianchi e neri. Il Duomo, splendido in ogni sua parte (, è famoso anche per lo splendido pavimento definito da Giorgio Vasari “il più bello e il più grande e magnifico pavimento mai realizzato“.

Si tratta di un’opera unica al mondo, sia per la tecnica che per gli artisti che l’hanno realizzato. Il pavimento è in opus sectile, ossia in marmi tagliati ad arte e disposti a incastro. 56 riquadri che raccontano allegorie, personaggi dell’antichità, storie bibliche realizzati da artisti come Pinturicchio, Domenico Beccafumi, il Sassetta, per citarne solo qualcuno. Il pavimento nella sua interezza è visibile soltanto da fine giugno e fine luglio e da fine agosto a fine ottobre, il resto dell’anno viene coperto per proteggerlo dall’usura, anche se restano visibili alcuni riquadri.

Il Siena International Photo Awards

David Bowie – Steve Schapiro

A Siena noi siamo andati per il Siena International Photo Awards, un concorso fotografico per professionisti e semplici appassionati provenienti da tutto il mondo, parte di un progetto più ampio, il Siena Awards, che ha l’obiettivo di mettere in connessione arte e cultura di tutto il mondo. La nuova edizione del Festival si terrà dal 28 settembre al 24 novembre 2025.

Fra i temi del Siena International Photo Awards ci sono documentari e fotogiornalismo, storytelling, wildlife photography, reportage naturalistici, fotografia subacquea, lo sport, la fotografia di strada e gli short documentary film. Le foto vincitrici di ogni edizione sono scelte da una giuria di professionisti (fra cui fotografi del National Geographic o della BBC) ed esposte nella suggestiva cornice de “Lo Stellino”, una vecchia distilleria.

La mostra Animalia di Pedro Jarque Krebs a Sovicille

L’edizione 2024 ha ospitato la più vasta mostra antologica mai organizzata in Italia su Steve Schapiro, autore di ritratti iconici, come quelli di Robert Kennedy, Martin Luther King, Muhammad Ali, Andy Warhol o i Velvet Underground, o dei dietro le quinte di film che hanno fatto la storia del cinema, come Taxi Driver o Il Padrino. La mostra è stata allestita in un ex frantoio a Sovicille, pochi chilometri da Siena.

Il borgo di Sovicille ha ospitato anche la mostra a cielo aperto Animalia di Pedro Jarque Krebs, fotografo naturalista fra i più quotati al mondo, con grandi foto esposte in porte o finestre tamponate di palazzi pubblici, privati e chiese.

Saving the monarchs – Jaime Rojo

Altra personale notevole quella di Jaime Rojo dal titolo “Saving the monarchs”, un racconto fotografico sulla migrazione della farfalla Monarca che ha fatto da copertina per National Geographic nel gennaio 2024.

La personale di Rojo è stata allestita nelle sale del Museo di Storia Naturale dell’Accademia dei Fisiocritici, ospitato all’interno di un ex monastero camaldolese. Si tratta di uno dei più antichi e notevoli musei scientifici della Toscana che offre ai suoi visitatori la possibilità di fare un viaggio incredibile in diversi settori: botanica, zoologia, anatomia e geologia, osservando reperti frutto di due secoli di acquisizioni e donazioni.

Chi erano i Fisiocritici? Una delle più antiche istituzioni scientifiche italiane, nata nel 1691 per volontà del medico Pirro Maria Gabrielli allo scopo di “ricercare il vero” attraverso lo studio delle scienze e gli esperimenti. Ancora oggi, l’Accademia si occupa di ricerca e divulgazione scientifica, il Museo è bellissimo e l’allestimento ottocentesco è un’affascinante passeggiata nel passato.

E poi, nel cortile del Museo, si può fare la conoscenza di Nereo, uno scheletro di balenottera lungo 15 metri.

Weekend a Siena: galleria d’immagini

Autore

Scrivo, leggo, mi lamento. Autrice delle serie: Armonia di Pietragrigia, Judi Ghost, La Clessidra d'oro (self) e del romanzo autoconclusivo Hated, gli occhi del demone (HomoScrivens). Mi trovi anche su Instagram e Threads.

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