Possiedo tutti e sette i volume della Recherche di Proust, acquistati anni e anni fa. Di quei sette volume, ne ho letto soltanto uno, Dalla parte di Swann, il primo: l’ho trovato magnifico e complesso, talmente complesso da avermi rubato spazio e tempo mentale per settimane. Finirlo è stato difficile, lo ammetto. La Recherche non è un viaggio che si affronta a cuor leggero, ecco. Ho sempre avuto l’obiettivo di riprenderne la lettura, l’occasione si è presentata con l’uscita di una breve raccolta di racconti giovanili dello scrittore, a opera di Edizioni Clichy: un modo meraviglioso per essere introdotti al cospetto di uno degli autori più complessi e magnifici di sempre. In questi brevi e bellissimi racconti, c’è tutto quello che troverà spazio nella Recherche: il tempo, l’amore, le illusioni.
Titolo: Racconti
Autore: Marcel Proust
Editore: Edizioni Clichy
Collana: Pere Lachaise
Pagine: 192
Prezzo: 12 €
ACQUISTA: cartaceo
Trama: Questa raccolta contiene una scelta di testi narrativi giovanili di Proust, tratti da “I piaceri e i giorni” (1896) – il noto esordio del futuro autore della Recherche – a eccezione dell’Indifferente, che l’autore eliminò dalla raccolta e di cui si ignorava l’esistenza fino alla fine degli anni Settanta del Novecento. In questa collezione emergono già con grande nettezza di contorni i temi e i motivi che saranno poi centrali, quando non addirittura ossessivi, nel capolavoro narrativo di Proust.
La mia recensione
La raccolta è composta da alcuni racconti giovanili che hanno fatto parte dell’antologia I piaceri e i giorni, pubblicata nel 1896 e che costituì l’esordio letterario di Proust. Di questa raccolta non faceva parte l’ultimo racconto presente in questa antologia, L’indifferente, ritrovato fra le carte dell’autore alla fine degli anni ’70 del Novecento.
I racconti che troverete in questa raccolta sono i seguenti:
La morte di Baldassare Silvande
Violante o la Mondanità
Malinconica villeggiatura di Madame de Breyves
La confessione di una ragazza
La fine della gelosia
L’indifferente
Filo conduttore: l’amore, analizzato nelle sue componenti più irrazionali e istintive, e i suoi derivati, fra cui la morte (secondo l’estetica romantica), la gelosia, le illusioni. E, accanto all’amore, tutto un corollario di sentimenti vivi e profondi, come la corruzione, l’istinto, l’indifferenza, il dolore.
Nel primo racconto, Baldassare, il protagonista, aspetta l’arrivo della morte: sapere che sta per morire lo invoglia a godere degli ultimi piaceri che la vita gli concede, fra cui l’amore per la sua donna. La vicinanza con la morte, in altre parole, rende la sua visione della vita più chiara, più vera. Se non che, un improvviso miglioramento delle sue condizioni gli regala l’illusione della vita e quando la malattia riprende il suo corso, ecco che la placidità con la quale l’aveva affrontata in precedenza è ormai morta: l’attesa della fine diventa ansia, disperazione, nulla può più dare piacere. Baldassare corre, allora, verso la morte, stanco e distrutto dalla poca vita rimasta. Già in questo primo racconto, il tempo è uno dei grandi protagonisti: scorre lento e tranquillo nella prima parte, diventa furioso e cupo nella seconda.
Quasi sentisse nascere dentro di sé un nuovo amore per un ignoto luogo natìo, come un giovane che si fosse sbagliato sul conto della sua vera patria, Baldassare cominciò ad avere nostalgia della morte, verso i cui lidi aveva avuto l’impressione di essersi imbarcato come alla volta di un sempiterno esilio.
Il secondo racconto, è la storia di come l’animo puro di Violante cede alle tentazioni del corpo e alla corruzione proprio in virtù di quello che è ritenuto il sentimento più puro: l’amore. Un amore giovanile, non consumato e quindi rimasto integro ed eterno nella mente della ragazza, riesce a possedere a tal punto la sua mente da costringerla a un’affannosa ricerca che la condurrà alla perdizione.
L’amore le era sconosciuto. Poco tempo dopo ne patì i tormenti, che poi è il solo modo d’imparare a conoscerlo.
In Malinconica villeggiatura di Madame de Breyves Proust affronta l’amore da un altro punto di vista: Madame Breyves possiede ogni virtù, potrebbe essere amata da chiunque ed essere felice, invece s’innamora (quasi consapevolmente, con testardaggine) dell’unica persona che non può amarla: Monsieur de Lalèande, un individuo talmente al di sotto di lei, sia fisicamente che mentalmente, da non riuscire neanche a comprendere l’attaccamento della giovane donna per lui. Tanto più Lalèande si mostra indifferente e indegno, tanto più l’amore della donna cresce e si fortifica.
Ne La confessione di una ragazza, invece, la corruzione di un animo giovane e puro come quello della protagonista non si ferma alla rovina della sua sola anima: colpisce anche gli affetti più cari alla ragazza, in un effetto domino dalle proporzioni devastanti. Ne La fine della gelosia l’autore sceglie di raccontare la fine non dell’amore ma proprio del sentimento della gelosia, che poi ne è un riflesso (uno dei tanti). Infine, ne L’indifferente, torna di nuovo il tema dell’indifferenza, forse il più terribile dei sentimenti legati all’amore: Madeleine è innamorata di Lepré, ma per questi lei non esiste, e non perché non sia bella o intelligente, anzi, ma proprio perché non essendone degno, inconsapevolmente non riesce neanche a vederla, non è interessato a lei perché la sua Natura gl’impone di non esserlo.
Lo stile è il marchio di riconoscimento di Proust: sentimenti e natura si mescolano in un dipinto elegante e dai contorni labili: con strati di colore e sapienti pennellate, come un impressionista, Proust riesce a descrivere l’universo profondo dell’animo umano. Il tema del tempo e della passata felicità è presente in quasi tutti i racconti: i protagonisti partono quasi sempre da un momento di felicità pura, data dall’assenza di sentimenti o dalla poca conoscenza degli uomini, per poi virare verso il patetico e il doloroso.
Una raccolta che si gusta come una tazza di tè caldo, da sorseggiare accanto a una finestra, mentre l’autunno cede il passo all’inverno. Parole che emergono dalla carta come timidi sogni dai colori pastello: in lontananza il suono di un pianoforte che richiama il passato, una lontana felicità, il ricordo di giorni di primavera.