Queste oscure materie è la migliore saga fantasy degli ultimi anni, su questo non mi sento di andarci con i piedi di piombo. Philip Pullman scrive magistralmente, con uno stile classico, evocativo e pieno di sentimenti (sono tre in totale, La Bussola d’Oro, La Lama Sottile e Il Cannocchiale d’Ambra, tutti pubblicati da Salani tra il 1996 e il 2000).
Il tema affrontato non è dei più semplici: dietro una trama avventurosa, da tipico romanzo fantasy, si nascondono riflessioni complesse e profonde sulla natura umana, la religione, il bisogno di spiritualità, le connessioni fra anima e corpo, insomma su tutto ciò che l’Uomo si è sempre domandato fin dalla sua comparsa sul pianeta Terra, riflessioni che ne fanno una lettura adatta ad un pubblico ben più adulto di quello dichiarato.
Ma anche così, Queste oscure materie, resta una saga da leggere da ragazzi e rileggere da adulti e, possibilmente, da consigliare a chiunque vi capiti a tiro: indimenticabile grazie alla maniera magistrale in cui Pullman racconta, alle immagini che riesce a creare, ai sentimenti che riesce ad evocare e ai suoi straordinari e memorabili personaggi.
Con il primo volume della saga, La bussola d’oro, entriamo attraverso una “finestra” nell’universo parallelo dove Lyra Belacqua, dodicenne curiosa, monella e adorabile bugiarda, vive con il suo daimon: i daimon possono essere considerati un’emanazione fisica dell’anima di ognuno, è per questo che nella Oxford di Lyra (e nel suo universo) tutti hanno il proprio daimon, un animale di sesso opposto al proprio che da bambini cambia continuamente e da adulti assume la sua forma definitiva (proprio come accade allo spirito degli uomini, in effetti).
Il legame fra umani e daimon è esclusivo e totale: essere divisi dal proprio daimon significa morte nella maggior parte dei casi o gravi menomazioni psichiche (come dire che il “peso” degli esseri umani in questo mondo non è costituito solo dall’ammasso di carne, ossa e sangue ma da quei 21 (misteriosi) grammi così difficili da definire). Il legame fra daimon e uomini è strettamente connesso con la Polvere, una sostanza impalpabile (una “materia oscura”) alla base della cosmogonia dell’universo di Lyra: ed è proprio partendo alla ricerca del mistero che si cela dietro l’esistenza della Polvere che Lyra si ritroverà ad affrontare il Magisterium (organizzazione ecclesiastica, simile alla nostra Chiesa e votata al dominio universale delle coscienze umane) e l’Autorità stessa (la divinità) in compagnia di molti amici (Iorek, l’orso corazzato, Lee Scoresby, l’aeronauta texano, ad esempio), di molti nemici (fra tutti l’ambigua signora Coulter e il suo scimmiotto dorato) e di uno speciale manufatto, la bussola d’oro, un aletiometro, ossia uno strumento che dice sempre la verità e che Lyra riesce, per inclinazione naturale, ad interpretare nonostante non abbia mai studiato il suo linguaggio.
Mentre la Bussola d’Oro è ambientato nel solo universo di Lyra, con La lama sottile, il secondo volume della saga, saltiamo da un universo all’altro assieme a nuovi personaggi e conosciamo Will Parry, discreto, sfuggente e coraggioso tredicenne, che deve prendersi cura di una madre mentalmente instabile, il cui padre è scomparso durante una spedizione e che attraverso una “finestra” finisce in un altro universo, dove conosce Lyra con la quale instaurerà un legame profondissimo, chiave di volta dell’intera vicenda.
Con il Cannocchiale d’Ambra la vicenda raggiunge il suo apice e si conclude: non scenderò in particolari per non svelare i tanti misteri e le sorprese di cui l’intera storia è costellata, vi basti sapere che ogni volume della saga ha il suo apice, superato dal volume successivo, in un crescendo continuo che esalta, commuove e ferisce fin nel profondo per la sua incredibile veridicità.
In Queste oscure materie, l’Oscurità è qualcosa che è fuori di noi in forma di “spettri”, di Polvere, di particelle elementari, di mistero ma anche qualcosa che è dentro di noi, come idaimon, visibili e invisibili, a seconda di ciò che noi stessi siamo disposti a vedere. La meravigliosa saga di Pullman è stata messa all’indice dalla Chiesa, il che ne ha in parte inibito la diffusione: la produzione dei film, ad esempio, è stata interrotta al primo episodio (con Nicole Kidman, Daniel Craig e Dakota Blue Richards nei panni di Lyra), peraltro in parte privato degli elementi più “discussi” presenti nella versione cartacea e probabilmente non sarà ripresa.
Ma in realtà, sebbene Pullman sia chiaramente contro la teocrazia, la saga non è certamente contro la spiritualità, anzi: tutto ruota attorno al senso del peccato (a ciò che ci hanno spinto a considerare peccato), all’amore e alla connessione fra esseri umani e Natura, fra atomi e atomi diversi ma “fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni” e in questa enorme, meravigliosa cosmologia che ha come fulcro l’anima e una sorta di naturalismo religioso, il libero arbitrio di ogni uomo si concretizza nella possibilità di migliorare se stessi e gli altri mediante scelte difficili, scelte sofferte e, soprattutto, imparando a visualizzare e a nutrire il proprio personale daimon, dal quale nessuna “Autorità” ha e deve avere il diritto di separarci.
Che bell’introspezione, complimenti!
Questa trilogia è uo dei miei talloni d’Achille, perchè (secondo il mio parere) poteva essere davvero ampliato… mancano delle cose come “la nascita” del Daimon, mentre è presente la morte sin troppo spesso.
Anche secondo me, la saga ha talmente tante implicazioni che potrebbe (anzi dovrebbe) essere ampliata!!! *.* Per me rasenta davvero la perfezione, amo Pullman!