«Io cerco sempre di scrivere secondo il principio dell’iceberg. I sette ottavi di ogni parte visibile sono sempre sommersi. Tutto quel che conosco è materiale che posso eliminare, lasciare sott’acqua, così il mio iceberg sarà sempre più solido. L’importante è quel che non si vede. Ma se uno scrittore omette qualcosa perché ne è all’oscuro, allora le lacune si noteranno. Il vecchio e il mare avrebbe potuto esser lungo più di mille pagine, avrei potuto sviluppare gli abitanti del villaggio, spiegare come sbarcano il lunario, come sono nati, se hanno studiato, avuto figli, ecc. Ma questa è un’operazione che altri scrittori sanno fare in modo eccellente e quando si scrive il limite è sempre quello che già è stato fatto in maniera esauriente. Così ho cercato di provare con qualcosa di diverso. Prima di tutto eliminare tutte le parti superflue e trasmettere al lettore un’esperienza che potesse entrare a far parte della sua, come quelle reali. E’ un’impresa difficilissima, e ho dovuto lavorare sodo».
Ernest Hemingway
Questo è il principio che ho sempre cercato di seguire quando scrivo e anche quando lavoro, ossia quando mi occupo di editare romanzi altrui. Chi ha lavorato qualche volta con me lo sa: sono maniacale per quanto riguarda i dettagli. Faccio domande su domande agli autori, tendo trappole, cerco di tirare fuori l’iceberg. Ho provato, per semplificare le cose, a fare una specie di schema delle teorie di Hemingway riguardo la scrittura, una sorta di specchietto facilmente consultabile. Scrivere non è puro talento, è talento e anche duro lavoro, studio, quel cercare di “migliorarsi sempre” di cui parla appunto Hemingway.
Il principio dell’iceberg sono una serie di idee e consigli che Ernest Hemingway diede durante un’intervista a The Paris Review nel 1958. Se volete leggere l’intervista integrale andate qui.
Regola 1.
Scrivere è un lavoro, va preso come tale. Hemingway si svegliava alle prime luci dell’alba per lavorare al suo libro. Oggi, le cose sono un po’ diverse, il mestiere di scrittore s’intreccia con il lavoro che ci dà da mangiare: il mio consiglio è quello di ritagliarsi un giorno preciso da dedicare alla scrittura: un giorno in cui nessuno deve venire a disturbare!
Regola 2.
Rileggere quello che si è scritto la volta precedente. Può sembrare banale, ma è davvero un principio fondamentale: ci permette di riprendere il filo del discorso, di correggere e di andare avanti con le idee più chiare.
Regola 3.
Smettere di scrivere sapendo già cosa viene dopo, solo in questo mondo combattiamo lo spettro del “blocco dello scrittore”. Interrompere perché non si sa più cosa scrivere è il mondo più facile per bloccarsi.
Regola 4.
Ispirarsi alla realtà. Starsene chiusi in casa con la sola compagnia delle proprie storie non è mai positivo per la scrittura: la creazione di personaggi diversi, profondi, reali parte proprio dalla nostra capacità di incontrare il mondo. Uno scrittore è un osservatore: la sua palestra è la strada!
Regola 5.
Il linguaggio dev’essere vigoroso, diceva Hemingway. Quindi mai banale: la musicalità è uno dei principi fondamentali, il lettore ama leggere frasi che suonano bene. Quindi bisognerebbe dedicare alla composizione una bella fetta del nostro tempo.