Questa è una recensione tardiva e fuori tempo massimo ma… finalmente sono riuscita a scriverla.
Da bambina guardavo i cartoni con i robottoni anni 70 assieme a mio fratello. Prima di Georgie, Candy Candy e Lady Oscar, ho imparato ad amare Mazinga Z, Gundam, Goldrake, Ufo Robot e simili.
Questo per dire che a me i robottoni piacciono tanto.
Pacific Rim = tanti robottoni.
Si tratta in realtà di Jaeger, enormi androidi costruiti dagli uomini per combattere l’ultima minaccia per il Pianeta Terra, i Kaiju, mostruose bestie aliene che invece di venire dalle stelle, vengono da un portale interdimensionale collocato nell’Oceano Pacifico, spuntano dal mare come Godzilla e, come Godzilla, amano distruggere città.
Dico subito che il film, complessivamente, si becca un sette per gli effetti speciali e, dunque, per le scene di combattimento, grazie alle quali si torna all’età mentale di anni 11 (“pure io voglio pilotare un robottone!”). Su questo non mi sento di dire nulla.
Ho letto molte critiche sul film: la maggior parte delle persone sostiene che la trama sia stupida. Sì, lo è, ma presumo che nessuno si sia recato al cinema pensando di andare a vedere un capolavoro dell’espressionismo tedesco.
La trama è una normalissima trama da blockbuster apocalittico intriso di patriottismo americano (prendete Indipendence Day e fondetelo con Top Gun e il gioco è fatto) ma nella sua stupidità avrebbe ampiamente assolto al suo dovere (farci tornare ai dieci anni e omaggiare i robottoni giapponesi) se i protagonisti non fossero usciti dai jaeger per relazionarsi tra di loro in un turbinio di dialoghi talmente stupidi da risultare imbarazzanti.
Passi per la trama da recita di fine anno, passi per lo spessore psicologico dei personaggi che farebbe sentire profonda un’ameba, ma almeno fategli dire cose pseudo-credibili, semplici ok, ma credibili.
Trascorrono due secondi di film e già vorresti prendere a sprangate nei denti il protagonista.
Altri due minuti e vorresti impalare il comandante.
Trenta minuti e passi definitivamente dalla parte dei kaiju.
A ‘sto punto nasce spontanea una domanda: quanto ci avranno messo gli sceneggiatori per delineare la psicologia e il background dei personaggi? Cinque… sei secondi? Forse anche meno. Poi tutti a bere tequila boom boom.
STUDIO DEI PERSONAGGI DI PACIFIC RIM, il brainstorming
1) Raleigh Becket:
ok, ragazzi, al lavoro! Come lo vogliamo il protagonista?
Muscoloso!
Spavaldo!
Americano!
Benissimo, altro?
Sì, ha un fratello.
Un fratello?
Sì, la famiglia è importante. E poi insieme pilotano un jaeger. Un jaeger può essere pilotato solo a coppia e da due persone affiatatissime.
Ma noi abbiamo bisogno di un solo protagonista!
Ma il fratello lo facciamo schiattare subito, così Raleigh poi va in crisi e smette di combattere. Un po’ come Maverick e Goose in Top Gun.
Fico!
Sì, poi lo facciamo richiamare in servizio dal comandante! Proprio lui, mica un altro!
Solo lui può pilotare il suo vecchio jaeger.
Solo lui può, è il Prescelto.
Quello è Harry Potter.
La cicatrice…
No.
Riassunto del brainstorming: Il protagonista è un tipo fico a cui l’alieno uccide il fratello e che si ritira a vita privata e va a fare un lavoro faticoso quanto pericoloso (costruire la barriera, mica il pizzaiolo), prima di essere chiamato a salvare il mondo perché solo lui può pilotare il suo vecchio jaeger. Ora, nella piramide dell’emotività che dal livello SASSO va al livello DAWSON LEERY, Railegh può collocarsi al livello ZUCCHINA.
2) Stacker Pentlecost
oh, stiamo parlando del comandante delle forze jaegers! Mi raccomando!
Io lo vedo un tipo freddo e duro, un vero capo!
Come il sergente Foley di Ufficio e Gentiluomo?
Esattamente.
Quindi lo facciamo pure nero?
Ovvio, e alla fine si rivelerà un buon amico.
Ovvio.
Ma alla fine…
E’ buono, è nero… sì, muore.
Ah, ok.
Riassunto del brainstorming: comandante delle forze jaegers, puro e duro, freddo leader ma dal cuore d’oro, uomo d’armi ma affezionato papà adottivo, soldato coraggioso ma devoto alla patria e, infine, nero e moribondo. (I neri coraggiosi cadono come mosche negli States!)
3) Mako Mori
Una giapponese? Ma non sarebbe meglio metterci una californiana con le tette come supersantos?
No, è l’omaggio al Giappone, ce lo dobbiamo mettere, così non possono dirci niente.
Allora per lo meno facciamola interessante.
Ma sì, facciamo che le hanno sterminato la famiglia!
Ah, ora sì! E’ assetata di vendetta! Gli orientali nutrono sempre la vendetta!
Sì, è assetata di vendetta e bravissima a pilotare i robot.
Pentlecost l’ha salvata e l’ha cresciuta come sua figlia e la protegge. Non vuole che piloti un jeager perché sa che perderebbe il controllo: è troppo coinvolta!
Questo piacerà ai telespettatori: facciamo che s’innamora del protagonista?
Sì, ovvio. Ma non si baciano. I giapponesi non si baciano mai.
Ok, però facciamo che è la più brava a pilotare.
Scusa ma se non si è mai potuta avvicinare ad un jaeger come diventa la più brava?
Boh, i giapponesi sono bravi con i videogiochi.
Riassunto del brainstorming: orientale letale dal passato tenebroso brava con i videogiochi. Interesse sentimentale del protagonista. Non fa un cazzo, ma passa ugualmente per una fica.
4) Co-protagonisti
Gli scienziati!
Che?
Si è mai visto un film di alieni senza gli scienziati?
Ma gli scienziati non sono fichi!
Ma i nostri saranno caratterizzati in maniera indimenticabile: con le bretelle, zoppi, gli occhiali a culo di bottiglia, i capelli unti, sociopatici e destinati a morire vergini.
Sono anche in competizione tra di loro, vero?
Sì, poi però…
Diventano amici.
Sì, ma NON muoiono. Sono esseri inutili, sono simpatici, non hanno mai visto una palestra manco per scherzo e sono vergini. Non possono morire.
Sì, ok! Ragazzi fatevi venire qualche idea originale per creare un po’ di movimento! Manca un rivale!
Ci vorrebbe uno tipo Iceman di Top Gun.
Australiano, il modello tarocco di un Americano
Uno che, così, alla cazzo di cane, odia il protagonista e vuole vederlo morto.
Senza ragione apparente…
Sì, sì… e che alla fine si rivela…
Buono… aveva solo probelmi col papà…
Potrebbero diventare amici…
Potrebbero ma…
I cattivi che poi diventano buoni muoiono sempre per il bene dell’Umanità.
I Russi ci devono essere.
Devono ricordare un po’ Ivan Drago. Sono il simbolo della precisione e della forza bruta. E del Comunismo.
E quindi muoiono in due secondi e mezzo.
Precisamente.
Poi ci piazziamo anche i fratelli cinesi.
Vabbè, quelli ce li mettiamo giusto come riempitivo…
Ce ne mettiamo tre dentro. Chi se ne fotte se si pilota a due.
Tre, sì, tanto sono piccoli e ci entrano.
Sì, e li facciamo morire prima dei Russi, di cinesi nel mondo ce ne sono abbastanza.
Riassunto del brainstorming: passami la tequila boom boom.
E stasera vado a vedere Wolverine: l’immortale. Adieu.