Oggi vi parlo di un romanzo uscito da pochissimo, che la Newton Compton mi ha inviato in anteprima: Madame Claudel è in un mare di guai di Aurélie Valognes, un caso editoriale che viene dalla Francia, paragonato a romanzi di incredibile successo come L’eleganza del riccio e Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve. Devo confessare che non ho letto né il primo né il secondo, per cui l’approccio con Madame Claudel è stato del tutto privo di aspettative, il che, credo, sia stato anche un bene. Prima di passare alla mia analisi, però, ecco le informazioni tecniche sul romanzo.
[table id=21 /]
Il primo approccio con questo breve romanzo è stato un po’ titubante: non sono una che ama leggere storie di ottuagenari misantropi con la Sfiga alle calcagna ma l’umorismo e l’ambientazione parigina, oltre che lo stile scorrevole, me l’hanno fatto apprezzare: è stata una lettura piacevole e simpatica, che mi ha permesso di fare qualche riflessione sui rapporti umani e la solitudine degli anziani (ma non solo).
Accasciato sulla sua valigia, Ferdinand Brun, ottantatrè anni, contempla impotente l’appartamento che sta per lasciare definitivamente. Lui che detesta i traslochi, la vita in comunità, la gente. Come ha fatto ad arrivare a questo punto?
Vero protagonista del romanzo è, a dispetto del titolo (in originale è Mémé dans les orties), Ferdinand Brum, 83enne perseguitato dalla sfortuna fin da bambino che, quando la nostra storia si apre, è solo e rassegnato (ma non troppo) all’idea di trascorrere ciò che resta della sua vita in un ospizio. Ferdinand è solo, per destino ma anche per scelta, la solitudine e la sfortuna lo hanno fatto diventare burbero, misantropo, perfino cattivo.
Non ama nessuno, sua moglie è scappata col postino e sua figlia è lontana vive a Singapore. L’unico essere vivente per il quale Ferdinand prova un amore profondo e sconfinato è la sua cagnolina Daisy. Ecco perché la morte improvvisa di Daisy causa la perdita di quel poco di amore per la vita che Ferdinand ancora conservava… Ma quando tutto ormai sembra essere finito, ecco bussare alla porta del vecchio burbero una bambina, Juliette.
«Povero vecchio, ma allora non capisce proprio niente! Pensa di avere il controllo del suo destino, ma l’ha perso da mesi. E si aggrappa disperatamente alla sua squallida vita. Ma è finita. Lei è finito!»
Se Ferdinand è burbero con gli adulti, figuriamoci coi bambini, che per lui sono solo una scocciatura: Juliette, però, è una bambina speciale, ama le letture impegnate e subito riesce a trovare il canale giusto per comunicare con Ferdinand. L’anziano misantropo, poco per volta, si aprirà a un altro essere umano, soprattutto con l’ingresso nella sua vita dell’arzilla e simpaticissima Madame Claudel del titolo, una novantenne piena di vita che diventerà un sostegno incredibile per il nostro protagonista (e a dispetto del titolo, la vecchina non è affatto in un mare di guai, anzi, sembra districarsi benissimo tra le tante difficoltà della vita).
Ferdinand, prima di giungere allo sperato e irrinunciabile lieto fine, passerà attraverso moltissime esperienze (verrà perfino accusato di omicidio! E certo il suo comportamento da “serial killer” non lo aiuterà), in una sorta di romanzo di formazione della vecchiaia. Come un ragazzino, Ferdinand imparerà a crescere, a migliorare, a fidarsi, a liberare la saggezza e la tenerezza che ha dentro, che negli anni si è sforzato di reprimere.
Un romanzo carino, tenero (per chi ama questo tipo di tenerezza, un po’ alla Amelie), scorrevole, dalla trama piuttosto scontata (si sa che Ferdinand alla fine, dopo il suo percorso “formativo” diventerà “buono” e troverà le persone giuste) ma rassicurante, che permette anche una riflessione sul mondo degli anziani, sulla solitudine e sui rapporti umani, ma lo fa con leggerezza, senza scadere nel patetico.