Se dovessi fare una classifica delle cose peggiori che possono capitare a uno scrittore, in cima metterei sicuramente la mancanza d’ispirazione.
La frustrazione che si prova in questi casi è insopportabile: hai voglia di scrivere, di creare mondi e personaggi, ma proprio non riesci a vincere il blocco da foglio bianco.
A me è capitato, ed è quello che capita a Carlo, il protagonista dell’ultimo romanzo di Stefania Siano, uscito per Plesio il mese scorso: La maledizione di Solarius.
Di Stefania ho recensito i suoi due primi romanzi: Dov’è Alice?, uscito per Lettere Animate e Aki, il Bakeneko, pubblicato autonomamente.
Carlo è uno scrittore, ha pubblicato già in passato ed ha avuto anche parecchio successo (alla sua frustrazione si aggiunge anche l’ansia da prestazione), ma ora proprio non riesce a dare corpo a una storia: tutto ciò che scrive gli sembra banale, trito e ritrito.
Il mondo esterno, i suoi amici, la famiglia non comprendono: la scrittura, il mestiere di scrittore, è infatti considerato ancora un vezzo, se non porta a risultati eclatanti. Un grande editore, un numero enorme di copie vendute.
Ecco l’altra grande frustrazione di Carlo: dover spiegare agli altri che, per lui, scrivere è come respirare. Non può farne a meno. Tutti a dirgli di “trovarsi un lavoro vero”, dalla moglie, al padre, passando perfino per l’odiosissima cognata.
Perché non riesco più a scrivere?
Carlo è bloccato in un loop, dal quale non sembra esserci via d’uscita, almeno fino a quando i suoi schemi, le sue sovrastrutture, non vengono infranti dal confronto con l’esuberante fantasia della piccola Iris, sua figlia.
«Papà mi racconti una storia?»
Iris è una bambina, ha ancora la capacità di provare meraviglia, stupore, di dare un corpo e un’anima ai suoi sogni, non ha paura di raccontare, non sa cosa vuol dire doversi confrontare con un mondo, come quello della scrittura, che pretende risultati.
Iris usa la fantasia come la si dovrebbe usare: giocando. Quando la bambina inizia a raccontare la sua storia a Carlo, lo scrittore che è in lui ne comprende le potenzialità.
È la storia di Solarius, il principe che vive nel sole, egoista e violento, che vorrebbe conquistare Lunaris, la principessa della luna, eterea e gelida. È la leggenda di come Sole e Luna si siano separati e delle vicende che hanno portato alla maledizione di Solarius.
Da quel momento, inizia per Carlo un viaggio all’interno della sua stessa storia, non privo di pericoli, perché scrivere è un’attività complessa e sarebbe sciocco considerarla tranquilla.
Per tutta la durata del romanzo, i due piani narrativi s’intersecano, stringendosi in un nodo sempre più stretto.
Scrivere è pericoloso, come calarsi anima e corpo nei propri sogni, staccandosi completamente dalla realtà: questo è uno dei concetti attorno a cui ruota la maledizione di Solarius e che l’autrice è riuscita a rendere perfettamente.
La maledizione di Solarius parla di scrittura, del potere delle storie, ma anche del tormento che c’è dietro la creazione di un romanzo, delle sconfitte e delle difficoltà.
Nel titolo, La maledizione di Solarius, ho letto una doppia maledizione: quella di Solarius, certamente, punito per il suo egoismo e quella di Carlo, maledetto dalla sua stessa passione per le storie. Perché lo scrittore porta su di sé il peso di ciò che ama, notte e giorno.
Mi ritengono pazzo? Pazzo, perché scrivo?
La scrittura di Stefania è fluida, i due piani narrativi, quello di Carlo e quello della storia che scrive, s’intrecciano in maniera perfettamente bilanciata.
Il passaggio dalla realtà alla fantasia, e viceversa, si fa sempre più sincopato, man mano che si procede il plot twist conclusivo che dà vita a un finale agrodolce che sfuma nel sogno.
I personaggi descritti da Stefania non sono personaggi facili da amare o per i quali è semplice provare empatia: l’autrice non desidera strizzare l’occhio al lettore o conquistare il suo cuore, né fa sconti alle sue creature. Le descrive per quello che sono: nel bene e nel male. Con coraggio.
La maledizione di Solarius è arricchito dalle illustrazioni di Paola Siano che riescono a interpretare con delicatezza e passione le parole di Stefania e a spingere il lettore a calarsi completamente in questa storia di follia, egoismo ma anche di profondo amore per le storie.
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Grazie Angy ❤️❤️❤️
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