Ho iniziato questo libro in Italia, nel caldo luglio salernitano, con 35° all’ombra e chili di gelato a farmi compagnia e l’ho terminato in una fredda e piovosa sera di un agosto inglese, seduta accanto a una finestra, mentre sorseggiavo l’ennesimo caffè lungo bollente. E ho capito che anche i libri sono meteoropatici, che bisogna scegliere con cura le storie da portare in viaggio e che non c’è niente di meglio, per assecondare un racconto fatto di leggende nordiche e gelide maledizioni, della fredda estate inglese.
Titolo: La figlia di Odino (Odinsbarn)
Autore:Siri Pettersen
Serie:Raven Rings #1
Continua con: Rata (#2) ~ The Rot | Evna (#3) ~ The Might
Editore:Multiplayer Edizioni
Prima edizione: 2013
Uscita in Italia: giugno 2017
Trama: Il viaggio di Hirka, una ragazzina di quindici anni dai capelli rosso fuoco, inizia quando, morto il padre girovago e guaritore, si ritrova completamente sola al mondo e costretta a fare i conti con la propria identità di “diversa”: vive infatti tra persone del tutto simili a lei tranne che per la coda, elemento distintivo di tutta la stirpe di Ym, di cui lei è priva. Hirka conosce i poteri miracolosi di alcune erbe e cura con generosità chiunque le si rivolga. Ma il suo altruismo è ricambiato con distacco, diffidenza e talvolta disprezzo, anche da parte di quelle persone che dovrebbero esserle amiche. A Hirka manca anche altro: non sa evocare e non è in contatto col Dono, un’energia che scorre in tutto ciò che esiste. La ragazzina sa che presto verrà messa alla prova durante una cerimonia iniziatica, il Rito, cui tutti i quindicenni degli undici regni di Ymslanda sono obbligati a partecipare, e ha paura di essere smascherata e punita per questa sua inadeguatezza. Ymslanda è governata dal Consiglio, formato dai rappresentanti delle dodici famiglie più potenti, che ha sede ad Eisvaldr, cittadella piena di torri e cupole scintillanti. Al di sopra di loro ce soltanto il Veggente, un misterioso corvo accudito e riverito come una divinità. Il potere, però, è intessuto di menzogne, rivalità e favoritismi. C’è anche chi, per accrescere il proprio ruolo, fa uso di sortilegi e stregonerie, accusando Hirka, una cosiddetta “figlia di Odino”, di aver lasciato che gli Orbi, creature mostruose e letali, invadessero Ymslanda attraverso i cerchi di pietra. In breve tempo, Hirka e Rime, erede ribelle di una delle più importanti famiglie del Consiglio e amico d’infanzia della ragazza, si troveranno a combattere fianco a fianco, ciascuno alla ricerca della propria identità, per sconfiggere gli abusi e svelare i terribili segreti che hanno segnato il destino di entrambi…La mia valutazione
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La mia recensione
Dicevo: ho finito questo libro durante la mia vacanza in Inghilterra, più precisamente in una piccola cittadina silente affacciata sul Mar d’Irlanda (St. Annes on the Sea) a qualche chilometro da Liverpool ed è stato bellissimo. Bellissimo perché questo romanzo, che avevo iniziato al caldo e mi stava già piacendo moltissimo, è il tipico romanzo che ha bisogno della sua ambientazione per colpire bene nel segno. L’affascinante mondo fantastico creato da Siri Pettersen e fatto di cupe leggende, boschi silenziosi, ghiacciai eterno e del vento freddo del Nord, è una meta invernale perfetta, non c’è niente di più bello e soddisfacente che calarsi in un mondo così mentre fuori si gela e la pioggia bagna i vetri della finestra.
Ma sto divagando. Devo parlarvi del libro.
Come inizia tutto? La trama e i tre POV: due ragazzi tormentati e un uomo corrotto dal potere
La figlia di Odino è il primo volume della serie Raven Rings, un YA che s’ispira alle leggende del Nord, con protagonista Hirka, quindicenne dai capelli rosso sangue, coraggiosa e leale. Suo padre è un guaritore girovago e Hirka lo aiuta a curare le persone con le erbe medicali, nonostante le vite salvate in passato, però, i due non sono esattamente ben integrati nel tessuto sociale: sono due outsider, anche e soprattutto a causa del fatto che Hirka non ha la coda. La coda? Direte voi. Ebbene sì, perché nel mondo fantastico creato dall’autrice norvegese (quanto amo i nomi e le leggende di questi luoghi!) gli abitanti del mondo conosciuto, gli Ym, sono dotati di coda e possiedono il Dono, la capacità cioè di creare un contatto magico e profondo con la Natura.
Il problema per Hirka è non avere la coda e neanche il Dono: suo padre le ha raccontato che la coda le è stata portata via da neonata, mangiata dai lupi, nella cupa e gelida notte in cui l’ha trovata nel cerchio di pietre: sì, suo padre è solo suo padre adottivo, le origini di Hirka sono avvolte nel mistero, lo apprendiamo fin da subito, nel prologo, dove apprendiamo anche che nessun lupo le ha mangiato la cosa, Hirka infatti è nata così.
« Ma la realtà la risvegliò, come una zaffata di pesce marcio. Un senso di nausea alla bocca dello stomaco. Suo padre non era suo padre. L’aveva trovata. Raccolta. Presa con sé. Come una pietra rara, o una penna di corvo. Era stata abbandonata. Ripudiata. E non apparteneva alla stirpe degli Ym. »
Il problema più grande e più prossimo è che tutti gli adolescenti di Ymslanda hanno l’obbligo, arrivati ai sedici anni, di affrontare un Rituale, durante il quale dovranno dimostrare di possedere il Dono davanti al Veggente e al Consiglio riunito: solo così proveranno di essere degni di poter vivere in comunità, di non essere “marciume”, individui corrotti che portano la rovina ovunque vadano. Hirka sa di non possedere il Dono, sa che quando affronterà il Rito tutti potranno vedere che è diversa, che è pericolosa, teme di essere il “marciume”.
Non è dello stesso avviso Rime, bello e coraggioso (ci vuole sempre un eroe così, in ogni storia! Ricordatevelo scrittori!), amico d’infanzia appena tornato nel piccolo villaggio dove Hirka e suo padre vivono da un po’: Rime e Hirka conducono, da quando si conoscono, una lunga competizione a suon di salvataggi. Ogni volta che uno salva la vita all’altra o viceversa, una nuova tacca compare sui ciondoli che entrambi portano al collo… che portavano al collo: perché Rime manca da tanto e ora che è tornato sembra diverso, più adulto, più misterioso. Il tempo dei giochi, per lui, sembra terminato.
Qual è il suo segreto? Che cosa ha fatto negli ultimi tre anni? Dov’è stato?
Il segreto di Rime ha profondamente turbato suo nonna Ilume, uno dei membri più influenti del Consiglio che governa Islanda, formato da dodici famiglie e con sede a Eisvaldr. Al di sopra del Consiglio c’è solo il Veggente, un misterioso corvo che è considerato un dio e come tale viene trattato. Secondo la tradizione, Rime avrebbe dovuto ereditare un seggio al Consiglio, diventare parte del ristretto gruppo che tiene in mano le redini del paese, diventare la personalità influente, quasi mistica, che doveva essere fin dal giorno in cui i suoi genitori sono morti durante una terribile slavina e lui, sano e salvo, è stato estratto dalle macerie della casa in cui vivevano. Un bambino cresciuto come un miracolo vivente, che la gente riverisce quasi come una divinità.
A Rime, però, non interessa tutto ciò: contrariamente a quanto si aspetta sua nonna, ha deciso di tradire le aspettative di tutti per seguire la sua strada, un sentiero buio e misterioso, fatto di neri guerrieri che si muovono, invisibili, nell’ombra.
E poi c’è Urd, personaggio chiave, il terzo POV (dopo quello di Hirka e Rime) a raccontarci la storia: Urd è appena entrato nel Consiglio, ereditando il seggio che è stato di suo padre. L’uomo si mostra subito per ciò che è: un individuo senza scrupoli, attratto a tal punto dal potere da sottoporsi a cruente pratiche di magia nera che hanno trasformato il suo corpo. Urd, pur essendo emblema della corrotta natura umana, esercita a suo modo un fascino perverso sul lettore: dove si può spingere la brama di potere di un uomo? Evidentemente, oltre qualsiasi morale. Il coraggio di Urd è sicuramente guasto e riprovevole, ma è di certo una forma di coraggio così potente che, più di una volta, non si potrà fare a meno di rispettare.
Le strade di Hirka e Rime sono destinate a incrociarsi con quelle di Urd, del Consiglio e di molti altri personaggi in un crescendo di fatti ed emozioni che coinvolgono a tal punto il lettore da non lasciargli tregua, una storia avvincente, complessa, piena di misteri, colpi di scena, atti eroici, crudeltà e, naturalmente, amore.
Il linguaggio, l’intreccio, lo stile: sangue, neve, leggende
La scrittura di Siri Pettersen è fluida e mai noiosa, ricca di dialoghi, pensieri, metafore che rendono il racconto corposo e pieno di sfumature. Le parole che l’autrice sceglie di usare descrivono sempre alla perfezione il complesso mondo oscuro, pieno di sangue, ossa, leggende, storie del terrore, creature mostruose e amore, un mondo in cui i sentimenti sono possenti e non possono essere ignorati, al pari della morte, della guerra, degli intrighi. L’intreccio è semplice e lineare, molto facile da seguire, i tre POV rendono la lettura avvincente e permettono di calarsi nei panni di tre personaggi molto diversi fra loro, facendosi un’idea chiara dell’intreccio. Rispetto ai YA classici, La figlia di Odino presenta molta più azione: si tratta di una lettura che bilancia benissimo la voglia di guerra e quella di romanticismo.
L’amore è profondo e tormentato, mai stucchevole
E parliamo anche di amore, visto che ci siamo: pur non essendo il classico YA romantico (e per fortuna!) di amore ne La figlia di Odino ce n’è tanto, di quello bello, puro e forte (e tormentato) proprio come piace a me. Indovinate chi? Potete arrivarci da soli, quindi non è uno spoiler: il sentimento che man mano nasce e si rafforza tra Rime e Hirka è una gemma preziosa che brilla nel cuore di una lunga notte. Hirka crede di essere il marciume, che vuol dire, in pratica, questo? Che se dovesse avere rapporti sessuali con un uomo lo corromperebbe, portandolo alla rovina e diffondendo il male sulla terra. L’autrice strizza l’occhio ai lettori più romantici, facendo intendere che, presto o tardi, Hirka si troverà nella condizione di dover decidere se cedere alla passione (con Rime? Chi lo sa!) o rassegnarsi a una casta vita di privazione (ma noi sappiamo – leggi, speriamo – che non andrà così). La tensione sessuale e l’attrazione tra Hirka e Rime è quindi sempre alta, proprio grazie alla Spada di Damocle del “marciume”: bella mossa, Siri!
Il tema del viaggio, della crescita e il World Building
« Lei era Hirka. Niente più. Hirkam la figlia di Thorrald. No. Non era neanche quello. Era una figlia di Odino. Hirka Senzacoda. »
Non manca il tema del viaggio, metafora del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, ma questo romanzo di formazione popolato da corvi, assassini e misteriosi cerchi di pietre promette emozioni ben più profonde: Hirka è la classica adolescente outsider, fragile e forte allo stesso tempo, in guerra contro il mondo ma che vorrebbe piacere a tutti, che ama e odia la solitudine e vuole disperatamente essere amata, anche se morirebbe piuttosto che ammetterlo a voce alta. Come tutti gli adolescenti, è alla ricerca di se stessa e del proprio posto nel mondo e lo troverà, forse, dopo un lunghissimo cammino che la condurrà nei luoghi più impervi e pericolosi del mondo. Perché il mondo creato da Siri Pettersen è davvero pericoloso: i Raven Rings, i cerchi dei corvi, che danno il nome alla serie, sono antichi cerchi di pietre (ricordate quello dove è stata ritrovata Hirka?) che separano Ymslanda dal misterioso mondo da cui vengono gli Orbi, creature senza occhi che si nutrono del Dono che provocano un ancestrale terrore negli Ym. Emerge da ogni pagina, l’attenzione di Siri Pettersen per il world building: un’attenzione meticolosa, che mette insieme fantastico e antiche leggende nordiche e gioca con la lingua, mescolando nuovo e antico, in un mix affascinante e poetico nel suo crudo realismo.
A chi consiglio questo libro? Vediamo…
Di certo, a tutti quelli che amano le leggende del nord (e, ad es., seguono Vikings), adorano le ambientazioni cupe e gelide, con distese senza fine di boschi, tempeste di neve e montagne ricoperte di scintillanti ghiacciai, a quelli amano i sentimenti forti, tormentati, gli atti eroici e le rinunce, a chi adora il sapore delle ere antiche, i guerrieri coraggiosi e leali e i personaggi machiavellici che agiscono nell’ombra. I corvi strilleranno su ogni pagina, incitandovi a scendere, con coraggio, nel buio mondo di Siri Pettersen per affrontare l’inferno di sangue, neve, amore e leggende che quest’autrice bravissima ha preparato per voi.
Libro acquistato per caso (non ci sono molti romanzi norreni e non amo particolarmente i Fantasy) catturata dal titolo. Mi ha riempito il cuore fino in fondo. Aspetto ansiosa l’uscita del secondo libro previsto per Maggio.