La vita di una giovane donna che dall’India del 1900 passa a Londra, sempre senza smettere di perseguire i suoi obiettivi.

Titolo La figlia del mercante di tè
Autore MacLeod Trotter Janet
Prezzo di copertina € 9,90
Anno: 2014
Pagine: 467
Traduttore Ricci A.
Editore Newton Compton (collana 3.0)

Separatore-1-21

Ho letto questo romanzo un bel po’ di settimane fa, ma ho avuto il tempo di recensirlo solo ora.
La storia mi aveva intrigato fin da subito, prima di tutto l’ambientazione (l’India del 1900) e poi il tè, una bevanda che adoro.

Bene posso dirvi che nessuno dei due argomenti è stato affrontato in questa storia, se non all’inizio.

spoiler

Siamo in India nel 1905 e Clarissa e Olive Belhaven vivono con un padre alcolizzato che non si cura più della loro piantagione di tè. La famiglia di Clarissa e Olive è costantemente minacciata dai Robson, oculati quanto spietati imprenditori che pian piano stanno conquistando sempre più terreni. Il giovane rampollo di questa famiglia, Wesley, sfacciato e non certo simpatico, si offre di rilevare la piantagione e farla tornare agli antichi splendori. Il padre di Clarissa, però, orgoglioso si rifiuta e quando di lì a poco muore, lascia Clarissa e Olive in un mare di debiti.
Wesley offre a Clarissa una soluzione: sposarlo e amministrare con lui la piantagione, Clarissa all’inizio rifiuta indignata, poi però, di fronte al pericolo di perdere tutto, decide di accettare: peccato che Wesley abbia lasciato l’India per far ritorno in Inghilterra.

Le due sorelle, così, sono costrette a lasciare tutto e partire per l’Inghilterra dove le attende un cugino del loro padre, padrone di un albergo. L’albergo, però, si rivela una bettola disgustosa, gestita dall’odiosa e crudele moglie dell’uomo, che costringe le due ragazze a lavorare nel pub e a subire ogni sorta di umiliazione. E qui la prima delusione: non doveva essere ambientato nell’India del ‘900? 

Dopo un lungo periodo, finalmente Clarissa ha messo da parte abbastanza per tornare libera, soprattutto quando le viene proposto di diventare  la governante del figlio di un ricco avvocato, Herbert Stock. Il ragazzino, angosciato per l’imminente morte della madre, si affeziona a Clarissa e Olive. Nel frattempo Clarissa  ha conosciuto il  ragazzo che consegna il tè alla ricca dimora e i due si innamorano, progettando di sposarsi.

Per un malinteso, però, il ragazzo decide di lasciare Clarissa: infatti l’ha vista parlare, a notte fonda, con Wesley Robson: il giovane ha ritrovato la ragazza di cui si era innamorato, e non riesce a spiegarsi cosa le sia accaduto in quegli anni. Clarissa è molto turbata da questo incontro, il suo orgoglio la fa scappare inorridita.

Finita la storia con il ragazzo del tè e morta la moglie dell’avvocato Stock, Clarissa e Olive continuano a lavorare nella dimora, conquistando una posizione sempre più di prestigio, nonostante il figlio maggiore dell’avvocato, Bernie, e sua moglie facciano di tutto per scacciare le due ragazze.

Le cose cambiano radicalmente, quando l’avvocato Stock si scopre essere innamorato di Clarissa e le propone di sposarlo. Nonostante non ne sia innamorata, Clarissa accetta, perché conquistare una posizione è diventata la sua prima ambizione. Sì, ok… ma che tristezza! A questo punto non era meglio sposare fin dall’inizio Wesley, e per gli stessi motivi?

La ragazza può realizzare il suo sogno: aprire una sala da tè, un luogo in cui far rivivere i profumi e le tradizioni della sua terra lontana. Qui Clarissa incontra di nuovo Wesley, ma ormai è una donna sposata, anche se scopre di provare ancora qualcosa per quell’uomo così ambiguo.
Tra l’altro, la cosa ancora più deprimenti, è che il matrimonio di Clarissa non è stato consumato: il marito, pur amandola, non osa toccarla! Anche questa scelta dell’autrice mi ha sbalordito: la vita di Clarissa è stata uno schifo finora, la fai sposare senza amore e rendi tutto ancora più patetico? Clarissa in questa fase della storia non è più un’eroina coraggiosa che affronta la vita, ma una poveraccia che non avrà mai una gioia.

Il finale è piuttosto scontato: muore anche l’avvocato Stock, lasciando praticamente Clarissa libera di coronare il suo sogno d’amore con Wesley.
Molto facile, fine della storia.

Una lettura che parte veloce e si arena più o meno a metà libro, quando cominci a domandarti perché le vicende scorrano così lentamente.
Una delle tare più gravi è che i due personaggi principali non mi sono piaciuti: Clarissa vorrebbe essere una specie di Lizzie Bennet del ‘900 ma risulta solo testarda in maniera del tutto cieca, mentre Wesley dovrebbe interpretare il ruolo di Mr. Darcy, ma risulta sfacciato senza essere affascinante: nessuno dei due ha carisma e, inoltre, la trama li allontana per troppo tempo, finendo per sfilacciare la loro già labile storia d’amore.
Gli altri personaggi mi sono risultati semplicemente odiosi: Olive, viziata e lamentosa, l’avvocato Stock debole e patetico e via dicendo. Delle caricature, più che altro.

Un romanzo che ha l’inizio di Orgoglio e Pregiudizio, la parte centrale di Via col Vento e il finale di Nord e Sud. A metà romanzo si comincia ad avere l’impressione che l’autrice stia disperatamente tentando di allungare il brodo. Insomma, ci si poteva dare un taglio un bel po’ prima.

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