La Biblioteca dei Libri Proibiti - John Harding
La Biblioteca dei Libri Proibiti – John Harding

La prima cosa che si pensa, leggendo l’ultima frase del romanzo è: “Ok, dov’è il capitolo finale, quello in cui tutte le tessere del mosaico vanno a posto si capisce che cavolo voleva dire l’autore?”.
Risposta: il capitolo finale non c’è. Arrangiatevi.

Partiamo dal presupposto che, come sempre, la versione italiana di qualcosa (qualsiasi cosa, anche un tubetto di dentifricio) è fuorviante. La Biblioteca dei Libri Proibiti, ad esempio, è un titolo fuorviante (l’originale è Florence and Giles, i nomi dei due protagonisti, sorella e fratello): la biblioteca è un posto proibito, è vero. Ma da metà libro in poi sarà solo un ambiente di contorno, non c’è NULLA in biblioteca che possa dare la chiave del mistero. Tutto invece ruota attorno al rapporto morboso tra Florence e Giles.
Le maggiori debolezze del romanzo, però, sono proprie dell’impianto narrativo originale.

Un romanzo scritto bene, pieno di umorismo inglese, gotico, inquietante, che celebra (fin quasi a rischiare il plagio) “Il giro di vite” di Herny James dandogli un’impronta decisamente più concreta: alla fine non si hanno dubbi su chi sia l’assassina.

I dubbi nascono semplicemente dal fatto che John Harding non risponde ai molti quesiti posti durante la storia. Dà per scontato tutto, lasciando il lettore INSODDISFATTO.

//ATTENZIONE SPOILER//

 

John Harding
John Harding

1) La prima istitutrice muore in circostanze misteriose. Ha una somiglianza inquietante con la seconda, ma non ci viene detto nient’altro.
2) La seconda istitutrice è probabilmente la mamma di Giles, ma questo lo deduciamo noi, alla fine. Neanche Florence (l’io narrante) lo capisce.
3) Lo zio-tutore di Florence e Giles cosa c’entra in tutto questo? Che ruolo ha avuto? Che ruolo avrà?

Troppe domande, poche risposte. Un bel libro rovinato da un finale sciatto e affrettato e da un impianto narrativo che fa acqua da tutte le parti.

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