previewPer Fantasy Planet ho avuto la possibilità di intervistare uno degli scrittori fantasy più originali del panorama contemporaneo: ironico, eclettico e diretto, lo scozzese Martin Millar ci ha portato fra le fate di New York e il lupi mannari di Londra, sempre con un pizzico di magia e di dissacrante ironia (e con una colonna sonora da urlo)!

Ecco la sua intervista (in fondo, anche la versione originale in inglese) per la quale devo ringraziare la fan n. 1 di Martin Millar Rosaria Longo (a proposito, visitate il suo bellissimo blog sull’handmade e il design D-Side) e il mio British Boy preferito, Luigi Sabino (che potete trovate anche sul sito della sua band, i Valium), che mi ha dato una mano essenziale per tradurre l’intervista in inglese e viceversa!

martin-millar1) Ciao Martin, grazie infinite per aver accettato di fare l’intervista. La Scozia è la patria di molti grandi scrittori (io adoro Stevenson e J.K. Rowling ad esempio), la prima domanda che vorrei farti è: avete un whisky speciale che trasforma le persone in scrittori meravigliosi?

Quando inizi a scrivere, non puoi permetterti del buon whisky! Il buon whisky è costoso. Gli scrittori poveri sono costretti a bere le miscele più economiche. Forse questo è un incentivo ad avere successo, in modo da potersi permettere whisky migliori (se a qualcuno interessa comprarmi del whisky costoso, mi piace il Glenmorangie).

2) So che ti sei trasferito a Londra “inseguendo il punk” e infatti nei tuoi romanzi ci hai abituato a delle colonne sonore fantastiche! Quanto è importante la musica per te? Suoni qualche strumento? E, soprattutto, credi ancora nel punk?

La musica è stata molto importante durante la mia adolescenza. A quei tempi, quando internet non c’era ancora, per i ragazzi non c’era che la musica per sentirsi bene. Quando ero triste a scuola avevo il vizio di svanire in una sorta di mondo fantastico, alimentato dai Led Zeppelin. Qualche anno più tardi, il punk rock ha cambiato la mia vita e mi ha dato fiducia in me stesso. Significava tanto che i Sex Pistols potessero salire su un palco e suonare davanti ad un pubblico anche se non erano musicisti esperti. Avevano qualcosa da dire e non volevano aspettare anni per farlo. Volevano farlo proprio in quel momento. Questo mi ha dato la fiducia necessaria per cominciare a scrivere. La scuola e l’educazione fino a quel momento, non mi avevano dato quella sicurezza. Non avevo alcuna fiducia in me stesso da ragazzo. I Sex Pistols mi hanno insegnato a credere nel mio talento personale e a non dipendere dagli altri. E inoltre, a non farmi scoraggiare dalle critiche altrui. E così, di colpo, le mie opinioni divennero valide tanto quanto quelle degli altri.
Ho suonato la chitarra ma mai benissimo e non sono sicuro di credere ancora nella cultura punk, potrei se fossi giovane, ma ora non ho più bisogno della musica per sentirmi al sicuro, perché ora credo in me stesso.

3) Tu ami molto i classici come Dickens o Jane Austen, che cosa ti affascina di loro e quanto ti lasci ispirare dai loro libri?

Amo moltissimo Jane Austen e Disckens. E’ difficile dire in che modo abbiano influenzato il mio stile. Probabilmente mi hanno insegnato a scrivere correttamente. Jane Austen scrive frasi molto belle. E’ utile capire come fa, anche se non vuoi scrivere nello stesso modo. Erano entrambi dei narratori incredibili, in maniera diversa. Mi sono sempre piaciuti i libri con una buona trama. Dickens usa molti personaggi e costruisce storie intricate con diverse sottotrame, cosa che piace fare anche a me.

4)Ho letto da qualche parte che eviti di leggere scrittori contemporanei per non lasciarti influenzare, ma c’è qualcuno per cui fai un’eccezione e che ti piace particolarmente? Che rapporto hai con gli altri tuoi colleghi? So, ad esempio, che Neil Gaiman adora i tuoi libri.

Trovo controproducente per la mia scrittura leggere autori contemporaneai. Cerco sempre di evitarlo, anche se ho letto un sacco di vecchie opere. Non conosco altri autori di persona, quindi non ho rapporti con altri scrittori. Non sono mai stato parte del mondo letterario. Mi piace Neil Gaiman e mi è piaciuto Sandman, ma non lo conosco di persona.

5) I tuoi romanzi sfuggono ad una rigida definizione di genere, mescoli musica, amore, amicizia, decadenza, magia e realismo. Personalmente, credo che il filo conduttore possa essere la varietà della natura umana. Tutti i tuoi personaggi sono profondamente reali, perfino i licantropi che vivono, s’innamorano e hanno problemi come tutti (Kalix la protagonista di Ragazze Lupo, ad esempio, è anoressica, soffre di attacchi di panico e ha una dipendenza per il laudano). Quanto ti ispira la realtà?

Beh, quando ho iniziato a scrivere ho cominciato con una descrizione della mia vita nella South London di quei tempi, ma immediatamente è stata invasa da elementi fantastici. Non so perché. Forse perché ho letto un sacco di fantascienza e di fantasy quando ero a scuola e quindi anche i miei tentativi di scrivere in maniera realistica sembravano sempre colorati da elementi fantasy. Nonostante tutto, provo sempre ad immaginare ogni personaggio come se fosse reale, anche i licantropi, il che vuol dire che anche loro possono avere problemi. La povera Kalix ne ha tantissimi, ma gli altri licantropi non sono da meno e anche le fate. L’amore è sempre un problema per questi personaggi, proprio come nella vita reale. Mi piace scrivere storie di amicizia. Questo è centrale nei miei libri, penso. Ci sono sempre persone che sono sostenute da amici, o trovano amici in luoghi improbabili. La vita appare sempre difficile per loro, ma sono sempre aiutati dall’amicizia.

6) Ad agosto è uscito “The anxiety of Kalix the werewolf”, il terzo capitolo della saga di Kalix. Che cosa puoi dirci del libro? E’ il volume conclusivo o pensi di tornare ancora a raccontarci delle “ragazze lupo” e che altro hai in serbo per noi fan?

Non so se scriverò un altro libro su Kalix. Mi piacerebbe. Il terzo volume conclude un capitolo della vita di Kalix e del clan dei licantropi, ma non è la fine. Ci sono un sacco di avventure che Kalix potrebbe ancora vivere. Comunque, ho bisogno di scrivere qualcos’altro prima, o rischio di diventare ripetitivo. Sto lavorando ad un romanzo ambientato nell’antica Atene, al momento. Ho sempre voluto scrivere un romanzo sulla Grecia classica, ma non avevo mai avuto la storia giusta finora. Al momento, il mio romanzo su Atene procede bene. S’ispira al commediografo Aristofane.

7) Fra la miriade di personaggi a cui hai dato vita, qual è il tuo preferito, quello che senti più affine a te?

Probabilmente mi sento più vicino proprio a Kalix. Ha talmente tanti problemi. Soffre di una terribile ansia. Ho sfruttato la mia personale esperienza con l’ansia per scriverne, perché ho sofferto di attacchi d’ansia in passato.

8) Che cosa ti piace fare quando non scrivi?

Mi piace leggere, principalmente storia antica. Ho imparato un sacco di cose sulla Grecia e su Roma. Mi piacciono anche manga e anime. Il mio anime preferito era Cowboy Bebop. Mi piace anche Claymore. Mi piace la mia Playstation. Recentemente ho giocato a Skyrim, Tomb Raider, Portal e Final Fantasy.

9) Ok, Martin. Grazie infinite per questa chiacchierata! Ti saluto chiedendoti un consiglio per tutti lettori: un libro, un disco e un film imperdibili?

I miei gusti musicali sono troppo datati per dare consigli di musica. Mi piacciono i Led Zeppelin e il glam rock britannico degli anni ’70. L’ultima band recente che mi è davvero piaciuta sono i Pixies nel 1989.
Il mio film preferito è Lost in Translation. Se dovessi mai sentirmi solo come Bill Murray, perso in un hotel, spero d’incontrare anch’io Scarlett Johansson.
Non ho consigli sui libri. Quello che più mi ha spinto a scrivere è stato “La colazione dei Campioni” di Kurt Vonnegut.

Sito web dell’autore: www.martinmillar.com

English version – thanks to Luigi Sabino

Autore

2 thoughts on “#ChitChat: Intervista a Martin Millar: Lupi Mannari e Sex Pistols”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *