Finalmente riesco a recensire un nuovo romanzo: si tratta di Il Trono di Ghiaccio di Sarah J. Maas, primo volume dell’omonima serie che ha spopolato qualche anno fa (è edito Mondadori). Facciamo le dovute premesse: il fatto che abbia trovato questo libro sciatto e banale, non significa che io trovi sciatti e banali i suoi fan. Ripensateci, se avete intenzione di farmi trovare teste mozzate di cavalli nel letto, grazie.
Spero non vi turbi l’uso che farò di un linguaggio diciamo “forte” per descrivere le evidenti cagat… emh, discrepanze che ho notato durante la lettura. Ah. Attenzione contiene miliardi di spoiler.
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La prima cosa che voglio dire di questo libro è che il titolo è terribilmente fuorviante. Il Trono di Ghiaccio fa subito pensare a intrighi, lotte per il potere, misteri, sotterfugi, imbrogli, richiama l’idea del Trono di Spade, di loschi individui che tramano nel buio e nobili corrotti che… no. Insomma, proprio no. Questo libro si sarebbe dovuto chiamare in realtà: “Sono brava, sono bella, sono Carmen Lasorella” (per riprendere una vecchia gag di Gianna Martorella) o anche “Io so’ io e voi non siete un cazzo“, per citare il buon Marchese del Grillo.
Tutto ruota infatti attorno alla nostra Marchesa del Grillo, al secolo Celaena Sardothien, la donna più bella, più coraggiosa, più letale, più colta, più intelligente, più furba, più ironica del mondo… gne gne gne, io ammazzo tutti, so’ bionda, alta, slanciata, leggo, suono divinamente il piano, voi non siete un cazzo. Non c’è cosa che Celaena non sappia fare, arriva lei e perfino i cinghiali s’innamorano, le bestie del demonio depongono le armi, Afrodite si suicida, Atena cambia mestiere, ecc.
Diciamo che io non sono una fan dei personaggi badass e basta. Quindi, gran parte del fastidio che questo libro ha suscitato in me, è da imputare a un personaggio principale detestabile. Ma vorrei arrivarci con calma, perché in realtà il discorso è più complicato di così.
Partiamo dalla pecca forse più grave: la trama (o meglio, il buco con la trama intorno).
Allora, abbiamo una diciassettenne letale, la più famosa assassina del mondo, che da un anno langue nelle prigioni reali di Endovier. L’autrice ci informa che da Endovier non si esce vivi, è un campo di concentramento, un luogo orribile, dove chi sbaglia non ha una seconda possibilità. Al minimo errore sei morto, insomma. La stessa Celaena parla di come le guardie trattavano le prigioniere come lei: violenze, stupri, assassini. Non un bel posticino, insomma. E così, la prima cosa che risulta poco credibile è che Celaena sia sopravvissuta, nonostante i numerosi tentativi di evadere, gli attacchi ai suoi carcerieri, insomma, nonostante abbia fatto di tutto per non passare inosservata.
La Marchesa del Grillo, apprendiamo, ha l’ansia da prestazione, non gliene frega un cazzo e si aggira nelle prigioni di Endovier con la spocchia di un Biff Tannen. Celaena ci spiega anche che non è stata mai toccata davvero (cioè stuprata, ma solo fustigata a sangue) perché tutti la temevano. Ok. A parte che se ti fustigano a sangue vuol dire che in fondo non fai tutta questa paura, ma se, invece, è vero quello che dici (cioè che non ti hanno stuprata perché se no li uccidevi), allora abbiamo delle reali prigioni *pericolosissime* in cui diverse decine di carcerieri sono in balia di una diciassette letale… Va beh, ma all’autrice del realismo non gliene frega un cazzo, come vedremo, e quindi utilizza questi racconti sul passato da assassina badass di Celaena per dirci quanto sia figa la sua eroina. Ok.
Comunque, Celaena viene prelevata dalle prigioni da Chaol, il capitano della guardia reale, e dal principe Dorian in persona, il figlio dell’uomo spietato che ha distrutto la famiglia e gli amici di Celaena (ricordiamocelo, eh). Il principe Dorian, il cui ruolo in tutta la storia è quello di far brillare i suoi occhi blu, ammiccare alle femmine e limonare con Celaena, decide che vuole proprio lei come sua paladina. Infatti il re ha deciso di indire un torneo per individuare il suo eroe personale e, naturalmente, al figlio è concesso andare a prelevare senza un’apparente motivazione l’assassina più letale del regno, la persona che più di ogni altra vuole morta tutta la famiglia reale, perché partecipi al torneo come sua paladina. Sì, certo, come no. Questo perché Celaena è la più forte del mondo e senza di lei il principe Dorian non vincerà mai. Realismo… magico, proprio.
Il principe Dorian è sicuro che questa tizia ridotta ormai al fantasma di se stessa (perché dopo un anno che patisci la fame, la violenza, al buio, al freddo, ecc. non è che stai benissimo) sia la chiave della sua vittoria. Sì-certo-come-no. In effetti, la resilienza di Celaena è ammirevole: gli hanno ammazzato i genitori, il fidanzato, ha passato la vita a fare fuori gente e ancora riesce a provare gioia per cose come 1) caramelle gommose 2) cucciolo di cane 3) anelli con brillante 4) abiti eleganti 5) i maschi
Il torneo inizia e subito ci rendiamo conto di quanto, in effetti, Celaena brilli per intelligenza, coraggio, bravura: i suoi nemici sono una manica di deficienti, roba che il Trio Drombo in confronto è la Morte Nera. Ecco perché è lei la più brava del mondo: gli altri sono degli emeriti idioti! Gli aspiranti paladini sono mammolette in confronto a Celaena, che però, su suggerimento di Chaol, deve fingersi inabile, perché così non darà troppo nell’occhio. Solo che la ragazza è vanitosa come una scimmia, per cui al consiglio di Chaol non presta la minima attenzione e comincia a farsi notare (soprattutto perché inizia, senza alcun senso, a flirtare con Dorian). Questo le attira addosso le attenzioni di Lady Killian e del suo corteggiatore duca di Perrington, una coppia di cattivi davvero incredibile, nel senso che Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi sarebbero più credibili.
In sostanza, il duca di Perrington vuole che a vincere sia il suo paladino, Caino (eh beh, oltre che descriverlo grosso, stupido e malvagio, la Maas gli appioppa pure il nome biblico infamante, così, giusto per dare la possibilità alla Marchesa del Grillo di brillare ancora di più), mentre Lady Killian vuole accalappiare Dorian, i due perciò iniziano a tramare alle spalle di Celaena. Nel frattempo al castello cominciano a susseguirsi strane morti: i paladini vengono uccisi, uno per volta, da una forza oscura e mostruosa.
Chi saranno i colpevoli? Quale mistero si nasconde dietro queste morti?
Non vi preoccupate, perché non gliene frega niente a nessuno. Tanto si capisce dopo dieci pagine chi sono i colpevoli. Mentre leggevo, pensavo: Dai, la Maas ci sta sicuramente portando verso una soluzione per poi spiazzarci con un’altra… e invece… il colpo di scena è che non sono previsti colpi di scena! Oh Dio, ma è geniale…
Comunque mentre i paladini continuano a cadere come mosche (nessuno prova a risolvere un cavolo, del resto perché farlo? La situazione sta solo sfuggendo di mano nel bel mezzo della residenza del re), Celaena si allena con Chaol. Vanno a correre e lei… vomita. Sì, è tipo un rituale: lei fa colazione, poi va a correre, poi vomita. Interessante. Va beh, tra una cosa e l’altra, la Marchesa del Grillo scopre pure un passaggio segreto nella sua stanza (ma sì, avrà pensato la Maas, buttiamo dentro tutti i cliché del genere, chi se ne fotte) che la conduce in un luogo dove sono seppellite le vestigia del regno e una serie di misteri che, manco a dirlo, non occupano neanche il 3% dell’interesse dell’autrice. É tutto un susseguirsi di Celaena scopre cose e poi se ne fotte.
All’autrice interessa esclusivamente dirci che l’assassina è fighissima e che sia Chaol che Dorian sono pazzi di lei. Quindi tutta la trama è, in realtà, una scusa per far flirtare i tre.
E qui passiamo al secondo punto: il triangolo amoroso.
Allora, a me i triangoli non piacciono particolarmente, però se fatti bene, ok, ci possono stare. Il triangolo amoroso tra Celaena, Chaol e Dorian è però assurdo e poggia su basi inesistenti. Mi chiedo: ma un’assassina che ha subito ciò che ha subito, come può trovare anche solo vagamente interessante il capitano della guardia del re suo nemico e, contemporaneamente, pure il principe ereditario? Cioè, ok, passi per uno, dai. Al cuore non si comanda. Ma entrambi! Ho capito che sei stata un anno senza battere chiodo, ma così è assurdo, figlia mia.
Terza questione: i personaggi.
Emh. Personaggi? Diciamo che qui più che personaggi abbiamo dei figuranti ritagliati nel cartoncino e appiccicati sullo sfondo. Di Celaena ho già detto: è fighissima, è furbissima (anche se in realtà non capisce mai un cazzo), è bellissima: odiosa, insomma.
Dorian è semplicemente idiota: sembra Prince Charming di Shrek, ha un regno da ereditare, un torneo da vincere, un padre che lo considera (e a ragione) un emerito imbecille, un paese da amministrare, misteriosi morti nel suo castello, e pensa invece a conquistare Celaena. Ma come si fa, dico io? I due sono protagonisti delle peggiori scene d’amore di serie B. Lui le regala un sacchetto di caramelle (lei se le pappa senza manco sapere se sono avvelenate o meno), s’introduce in camera sua, le insegna a giocare a biliardo facendo il marpione, le presta libri da leggere (tranne i romanzi rosa, eh! Quelli mai!), fanno le passeggiare e poi limonano spesso e volentieri (senza andare oltre, eh. Il sesso dopo il matrimonio), il tutto mentre si susseguono le morti e Celaena è impegnata in un torneo in cui è facile perda la vita. Anzi no, lei è invincibile e fighissima. Fossi il re, manderei a morte sia lui che lei. Comunque Dorian non serve a niente, ma davvero a niente, in tutta la stramaledetta storia. É il tombeur des femmes che, non appena vede Celaena e s’innamora, si trasforma in Dawson Leery.
Chaol è il personaggio freddo fuori, tenero dentro. E naturalmente pure lui, nonostante si sforzi di non darlo a vedere, ama follemente la bellissima e fighissima Marchesa del Grillo. Anche il suo ruolo nella storia si riduce alle patetiche gag con Celaena, tipo quando le chiede perché sta male, lei gli risponde che le sono tornale le mestruazioni e lui scappa come un bambino di sei anni facendo cadere cose durante la fuga. Ah-ah. Le matte risate.
*Ah, la scena delle mestruazioni di Calaena occupa all’incirca un capitolo e, ovviamente, non ha alcun peso nel prosieguo della storia. Serve solo (secondo le intenzioni dell’autrice…) a creare simpatiche scenette livello scuole medie*
Il terribile re di Adarlan compare sì e no tre volte, giusto per camminare nei corridoi del castello come Darth Vader e declamare qualche frase da cattivo.
La principessa Nehemia, praticamente una specie di “prigioniera”, in quanto rappresentante di un regno conquistato da Adarlan, cambia atteggiamento e carattere ogni tre pagine e, ovviamente, diventa amica di Celaena. Sta lì come soprammobile, per fare da spalla a Celaena, proteggerla (perché? Boh. Così, a pelle “le piace”) e depistare i sospetti dei lettori. Sì-certo-come-no. Ci crediamo tantissimo.
Dei cattivi ho già detto: prevedibili come bambinoni. Roba da “ci stiamo cagando sotto“.
Conclusioni
In sostanza, a questa storia manca il ritmo, l’identità dell’ambientazione (fatta eccezione per pochissimi elementi, non sappiamo nulla di questo “mondo”), la caratterizzazione dei personaggi, che sono un susseguirsi di banalizzazioni e cliché. Ho trovato il linguaggio elementare, fin troppo colloquiale, come se la Maas stesse raccontando la storia ai suoi amici al bar. Insomma, non me ne vogliate fan, ma io l’ho trovato davvero un prodotto sciatto. A questo punto non so se leggerò i prossimi, vorrei togliermi il dubbio che, in qualche modo, la storia progredisca, ma onestamente non ho molte speranze.