“Fra il dolore e il nulla, io scelgo il dolore.”
Le Palme selvagge, William Faulkner
In una scena di “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard, una donna sta leggendo le Palme Selvagge e chiede al suo uomo cosa sceglierebbe lui tra il nulla e il dolore. L’uomo, interpretato da Jean-Paul Belmondo, risponde: “Il dolore è idiota, io scelgo il nulla. Non è meglio, ma il dolore è un compromesso. O tutto o niente.”
Due scuole di pensiero, in aperta contraddizione, entrambe in qualche modo valide, peccato che potremmo scegliere il Nulla o l’Atarassia (o in qualunque modo si voglia definire l’assenza di dolore e di altri sentimenti) solo se fossimo delle divinità.
Ci appartiene, quindi, il dolore, come ci appartengono – in quanto esseri umani – la felicità, i sentimenti e le cose brutte e belle della vita, come per esempio la possibilità di farci domande inutili e darci risposte complesse, un privilegio che gli dei non hanno.