30 anni senza Elsa è un blog tour nato per ricordare la scrittrice Elsa Morante a trent’anni dalla sua scomparsa (25 novembre 1985). L’iniziativa è partita dal blog letterario di Ornella Spagnulo, Cronaca di una vita intima, e si realizza in otto tappe. Ogni blog affronta un diverso argomento: dal mondo di Arturo al rapporto con Pasolini al ladro dei lumi eccetera.
novembre 1985: se ne andava una delle scrittrici più rappresentative del secondo dopoguerra. È per questo che oggi, raccogliendo l’invito di Ornella Spagnulo e del suo blog letterario Cronaca di una vita intima, ho deciso di aderire al blogtour per ricordare Elsa Morante e i suoi romanzi.
Ho scelto di celebrare quest’autrice meravigliosa, attraverso le sue stesse parole. Ripercorrendo la sua vita in brevi ma decisive tappe, aiutandomi con le sue citazioni, le parole di chi l’ha conosciuta e le immagini più significative. Spero che questo viaggio particolare nella vita di Elsa possa essere di vostro gradimento.
Elsa Morante (Roma, 18 agosto 1912 – Roma, 25 novembre 1985)
Roma. Testaccio: il quartiere di Elsa. Una targa la ricorda, in via Amerigo Vespucci 41.
Una mente visionaria, un profondo sentimento del dolore, una viva complicità con gli umili: Elsa figlia naturale, figlia di Irma e Francesco Lo Monaco, che morirà suicida nel 1943. Elsa riconosciuta da Augusto Morante, marito di Irma. Elsa capace di trasformare la storia in mito e la vita in favola crudele e misteriosa.
E infatti dalle favole, Elsa parte. Filastrocche e fiabe che pubblica sul Corriere dei Piccoli, ad esempio. Questi versi sono stati pubblicati sul “Corriere dei piccoli” il 26 febbraio 1933:
Nel 1936, Elsa conosce Alberto Moravia e lo sposa nel 1941. E poi arriva la Seconda Guerra Mondiale.
Per sfuggire alle rappresaglie dei nazisti, Elsa Morante e Alberto Moravia lasciano Roma occupata, e si rifugiano a Fondi, un paesino in provincia di Latina, a pochi chilometri dal mare. Tale parte dell’Italia meridionale appare di frequente nelle opere narrative successive dei due scrittori; Elsa Morante ne parla soprattutto nel romanzo La Storia.
“A Fondi – ha raccontato Moravia – conoscevamo certi Mosillo, la famiglia di un giudice. Li trovammo: furono molto ospitali. Ci procurarono una stanza in una casa di contadini. Era una stanza che a dire sporca era poco: comunque eravamo tra buona gente. Faceva un caldo spaventoso, ma non ci muovemmo di là per qualche tempo, anche se i Tedeschi andavano in giro di tanto in tanto. Poi i fascisti cominciarono a fare razzia di uomini. Allora pensammo di salire in montagna. Una mattina, di buon’ora, ho caricato tutto quello che avevamo sulla groppa di un somaro e siamo partiti verso un posto che ne La Ciociara ho chiamato Sant’Eufemia, mentre invece si chiamava Sant’Agata. Ci siamo rimasti dalla fine di settembre fino al maggio successivo, sempre aspettando gl’Inglesi.
È stata un’esperienza piuttosto bella: con tutte le paure che avevamo, quello fu uno dei momenti più felici della mia vita”
La Storia, si capisce, è tutta un’oscenità fino dal principio.
Nel 1948 Elsa pubblica il suo primo romanzo: Menzogna e sortilegio.
Nel 1957 pubblica L’Isola di Arturo, grande successo di pubblico e critica.
Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo ad informarmene), che Arturo è una stella: la luce più rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale! E che inoltre questo nome fu portato da un re dell’antichità, comandante a una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re trattati alla pari, come fratelli.
Morante e Moravia si separano nel 1961, senza però mai divorziare. Qualche anno prima Elsa Morante aveva avuto una burrascosa relazione con il regista Luchino Visconti, e in quei primi anni Sessanta si era legata al pittore newyorkese Bill Morrow (1936-1962), che muore precipitando da un grattacielo. Colpita dal lutto, Elsa continua scrivere ma sporadicamente.
Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!
L’ultimo romanzo di Elsa Morante è Aracoeli, pubblicato sempre con Einaudi nel 1982, per il quale, nel 1984, ottenne il Prix Médicis. Poco prima della fine della stesura del romanzo, cadendo, si procura una frattura al femore, che la costringe lungamente a letto. Dopo l’uscita del libro scopre di essere gravemente ammalata; tenta il suicidio nel 1983, ma viene salvata in extremis dalla sua governante, Lucia Mansi. Ricoverata in clinica, viene sottoposta a una complessa operazione chirurgica, che però non le giova molto.
Elsa se ne va, il 25 novembre nel 1985 per un infarto.
Alla notizia della sua morte, Alberto Moravia dirà:
Ho appreso la morte di Elsa a Bonn, in Germania, dove mi trovavo in viaggio per un’inchiesta giornalistica. Era pieno inverno, aveva nevicato moltissimo. Allora sono uscito, ho camminato a lungo nella neve. Ero commosso e cercavo di dissipare la commozione con il gelo della giornata invernale. Tornai a Roma in tempo per il funerale, andai a vedere la salma esposta nella bara. Il viso di Elsa negli ultimi anni si era trasformato nel senso di una vecchiaia un po’ funesta. Con la morte era tornato a un aspetto quasi infantile, sereno, forse sorridente. Nella corsa del carro funebre i fiori, probabilmente male assicurati alla corona, volarono via uno dopo l’altro e andarono a schiacciarsi sull’asfalto: quei fiori che volavano via tra il carro funebre di Elsa e la mia macchina mi fecero un’impressione delirante e simbolica: così era volata via Elsa dalla mia vita.