Quando un giorno Tarantino comincerà a fare brutti film, glielo perdoneremo, perché con Django Unchained (la D è muta, bifolchi! Cit.) ha saldato tutti i debiti che un regista può avere verso il suo pubblico affezionato. Con questo, spero che Quentin non impazzisca mai e continui a farci sognare.
Tarantino è un regista estremamente colto e esplosivo (e posso assicurarvi che in questo film lo è davvero), ma la sua genialità è altrove. Il senso dell’umorismo e del grottesco, la capacità di sintetizzare e creare simboli, l’autoironia, sono gli elementi che hanno sempre reso le pellicole di Tarantino inimitabili (anche le meno brillanti). Puoi avere dalla tua una lunga lista di grandi attori, Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Christoph Waltz o Samuel L. Jackson, puoi avere una sceneggiatura strafiga piena zeppa di frasi epiche, puoi avere location mozzafiato, puoi essere un regista con i cosiddetti, ma tutto questo non fa un Tarantino. Un Tarantino ha tutte quante le cose di cui sopra, ma in più un vero e proprio talento per il collage. Cultura nerd, autoironia e citazioni colte: tutto nella giusta misura. Niente di eccessivo, niente di “esagerato” o meglio, tutto eccessivo e tutto esagerato, ma esattamente nelle giuste proporzioni.
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
Il primo fotogramma ci predispone a considerare Django Unchained un capolavoro. Con una furbata da grande maestro, l’opening in pieno stile spaghetti western (con soundtrack direttamente dall’originale di Corbucci e font rosso quasi identico dei titoli di testa) è solo il primo, affezionato ed esaltante, omaggio che Tarantino fa al genere. Le zoomate dei primi minuti iniziali danno un senso di artificiosità e, insieme ai close up sulle catene degli schiavi, al particolare dei piedi nudi sulle foglie secche, al fiato dei prigionieri che si condensa nella notte e alle prime battute che rimbalzano da un personaggio all’altro in perfetti uno-due, ci avverte: non prendetemi troppo sul serio, ma non fate l’errore di non prendermi del tutto sul serio.
L’arrivo del dottor King Schultz, nell’ordine tedesco, dentista e cacciatore di taglie, con “il vizio dell’eloquio” (cit.) è una sequenza magistrale di battute e sangue che ci proietta direttamente nell’Universo Tarantiniano, senza troppi complimenti. Con King Schultz (cognome popolarissimo in Germania, un po’ come il nostro Rossi) Tarantino si ricollega al precedente Bastardi Senza Gloria (che con Django e un altro episodio dovrebbe formare una sorta di trilogia della vendetta), ma questa volta Christoph Waltz (aka colonnello Hans Landa) interpreta la parte del tedesco buono.
La trama:
siamo in Texas, prima dell’abolizione della schiavitù e della guerra civile, i negri sono considerati una razza inferiore, nati per essere schiavi. Il dottor King Schultz (Christoph Waltz) compra uno di loro, Django (Jamie Foxx), il quale conosce i tre ricercati che Schultz (che è un cacciatore di taglie) sta cercando. Django, perciò, aiuterà Schultz a catturare assassini e ladri, in cambio Schultz lo aiuterà a ritrovare la moglie Broomhilda Von Shaft (Kerry Washingston), schiava a Candyland, la piantagione di Calvin Candie (Leonardo Di Caprio).
E come ogni volta che esce un nuovo film di Tarantino, caccia alle citazioni:
– Opening: Il lettering e la musica iniziale sono un omaggio a Django di Sergio Corbucci
– King Schultz: Paula Schultz era il nome sulla tomba nella quale viene seppellita Uma Thurman in Kill Bill
– King Schultz ascolta Beethoven e improvvisamente la violenza esplode nella sua testa: omaggio ad Arancia Meccanica.
– L’ultima battuta di Samuel L. Jackson, quella interrotta dall’esplosione finale, è una chiara citazione de Il Buono, il Brutto e il Cattivo di Sergio Leone
– Torta Bianca = Minaccia di morte. Christoph Waltz la mangiava appassionatamente in Bastardi senza Gloria, mentre in Django la rifiuta (e la mangia invece il cattivo Calvin Candie)
– Quando Franco Nero dice a Django di sapere come si scrive il suo nome (la D è muta) è un riferimento al fatto che Franco Nero ha interpretato il ruolo di Django nel film di Corbucci.
– La viziata e melensa sorella di Calvin Candie ha una “mami” negra, esattamente come quella della protagonista sudista di Via col Vento, Scarlett O’ Hara.
– Django alla fine del film, dall’alto invita tutti ad andarsene, tranne Stephen (Samuel L. Jackson), La Sposa fa lo stesso in Kill Bill, invitando gli altri ad andare via e fermando solo Sophie Fatale.
– La musica finale è il tema di “Lo chiamavano Trinità” e anche l’acrobazia che Django fa con il suo cavallo per impressionare Broomhilda è una citazione dallo stesso film!
E voi che altre citazioni avete trovato???
UPDATE 23/01/2013
altri riferimenti
-Michael Parks e James Parks ancora insieme: lo sceriffo Earl McGrow e il figlio n. 1 di Kill Bill, Death Proof fanno una brutta fine, assieme a Tarantino, per mano di Django