buon-junkieOggi finalmente riesco a recensire un libro letto in anteprima e che ho visto nascere, praticamente: sto parlando di Aki il Bakeneko, romanzo breve di genere fantasy orientale, primo volume di una saga che l’autrice sta attualmente scrivendo. Si parla, come i più esperti avranno già capito, di yokai, ossia “demoni giapponesi”. Un bakeneko è un demone-gatto ed è il protagonista di questo primo, delizioso racconto!

Prima di parlarvi di questo romanzo che dovete assolutamente leggero, ecco qualche info tecnica:

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Aki è solo, non ama gli esseri umani, gironzola per le strade di Tokyo alla ricerca di cibo. Aki è un bakeneko, uno yokai che ha le sembianze di un gatto e il suo cibo preferito sono gli esseri umani: ebbene sì, per vivere, Aki ha bisogno di mangiare uomini. La morale di un bakeneko è molto diversa dalla nostra, per cui Aki non si fa alcun problema a mangiare un bambino di nome Hiroshi e a prenderne le sembianze: non ha però calcolato che Hiroshi è amico di Yoko, metà italiana metà giapponese (il suo nome italiano è Sara) e che la bambina non ha alcuna intenzione di lasciarlo andare. Così, Aki-Hiroshi si ritrova a dover fare tutto quello che non ha mai voluto: vivere in una casa con una famiglia, andare a scuola, avere degli amici…

Piano piano, però, Aki sembra abituarsi a questa nuova situazione, se non fosse per l’invadenza di Amaya, una nekomusume (praticamente una versione femminile del bakeneko), che a sua volta ha preso sembianze umane e che conosce il suo segreto. Amaya segue Aki dappertutto e non perde occasione per abbracciarlo e prenderlo in giro: solo che Aki non ama gli abbracci e neanche avere troppe persone intorno. Stranamente, però, il bakeneko decide di non abbandonare il corpo di Hiroshi: in fondo dormire in un letto vero è piacevole e sua mamma cucina benissimo, per cui… perché non fare una prova?

Queste sono le vicende narrate nei primi due capitoli, che fanno da prologo all’avventura vera e propria che si sviluppa nei restanti sei: un salto temporale ci porta avanti di dieci anni, Hiroshi vive ancora con la sua “famiglia adottiva”, è ancora amico di Yoko. Ciò che li unisce davvero è il loro sentirsi diversi rispetto ai loro simili: Yoko è metà italiana e gli altri ragazzi giapponesi notano e fanno notare la differenza, allo stesso modo si sente Aki, rispetto agli altri yokai.

Probabilmente è per questo che sto bene quando sono in sua compagnia: siamo entrambi visti con occhi diversi dai nostri simili, lei dagli umani e io dagli yokai, ma non per questo ci abbattiamo, non per questo ci facciamo trascinare dal senso di inadeguatezza, perché chi giudica gli altri per cose futili e inconsistenti non è capace di star bene con se stesso.

Aki, Yoko e Amaya si ritroveranno invischiati in una vicenda più grande di loro: nel prestigioso museo Maeda sta succedendo qualcosa, un Nurarihyon, un demone con aspetto umano ma un’imbarazzante “testa a banana”, non vede l’ora di mettere le mani su un’antica e preziosa pergamena, che i genitori di Yoko (studiosi di antichità) stanno provando a decifrare. Quali misteri contiene la pergamena? Perché è così importante per gli yokai? E cosa ha a che fare col padre di Aki? Tante domande alle quali sarà data risposta, nel corso di un’avventura breve ma intensa, piena di humour e intelligenza.

Aki è un personaggio meraviglioso, ed è sicuramente il protagonista ideale: scontroso, diffidente, orgoglioso e solitario, proprio come un vero gatto, ma anche protettivo nei confronti di chi ha saputo conquistare la sua fiducia. Un po’ demone e un po’ umano, insomma. Le sue ombre e le sue luci sono raccontate con dolcezza e simpatia dalla penna di Stefania, che riesce in poche battute a trasportarci nel suo mondo interiore, così misterioso eppure così credibile. 

Per i fan del Sol Levante, questo racconto sarà una piacevolissima scoperta: lo stile molto visivo di Stefania, soprattutto quando fa dialogare i suoi personaggi, saprà coinvolgervi e farvi sorridere e sognare. Vedrete Aki percorrere le strade di Tokyo, liberarsi dagli abbracci soffocanti di Amaya (il mio personaggi preferito! Simpaticamente cattiva, ma profondamente buona), proteggere, senza farsi notare troppo, Yoko. Lo vedrete combattere e affrontare le tante lacune del suo passato, vivrete con lui la confusione nel suo cuore diviso, ormai, fra mondo degli Yokai e mondo degli Umani.

A completare tutto, le splendide illustrazioni di Paola Siano, che è riuscita a interpretare alla perfezione la storia di Stefania. Il tratto pulito, le linee armoniose, le sfumature dei suoi acquerelli impreziosiscono questo volume, che è davvero una piccola gemma.

La diversità è uno dei temi principali di questo romanzo: Stefania la affronta da diversi punti di vista (sentirsi diversi, essere diversi, essere giudicati diversi), ma sempre col sorriso sulle labbra: essere diversi, così, diventa un vantaggio, una virtù, un potere speciale, la forza necessaria ad affrontare i nemici.
É un insegnamento semplice ma essenziale, che trova nella conclusione di questo romanzo, la sua vera essenza: la paura è il sentimento da combattere, non solo la paura di sembrare diversi ma soprattutto quella di affrontare le proprie intrinseche debolezze.

ECCEZIONALE!
ECCEZIONALE!

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2 thoughts on “Recensione di Aki il Bakeneko di Stefania Siano”

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