“Scese la scala, sbalordita, e stavolta era convinta di non essere più lei e che tutti se ne accorgessero. “È per questo”, pensava, “che far l’amore è proibito, è per questo”.
La bella estate, Cesare Pavese
La perdita dell’innocenza raccontata in La bella estate non è un passaggio obbligato per la crescita dell’eroe, ma un atto inevitabile di cui si subiranno le conseguenze disastrose.
In altre parole: l’innocenza è destinata a perdersi e questo porterà a una punizione fatale che non può essere evitata.
E ora una riflessione personalissima: io amo l’estate, la amo per il sole e i colori ovviamente, ma soprattutto per quel senso di perdita che si prova quando aspetti tanto qualcosa. Quando finalmente quel qualcosa arriva, ne godi solo in parte, perché senti continuamente scivolare via il tempo, pensi già alla fine.
La stagione in cui “tutto può succedere”, in cui il tempo ti sembra infinito. Un’eternità sfuggente in cui rimane l’idea della fine che si avvicina.
L’estate, per me, è malinconica più dell’autunno, perché scintilla e inganna e poi si spegne, lasciandosi dietro gli stessi confusi desideri che torneranno l’anno dopo e il sospetto di aver aspettato invano, ingannati dal tempo, che qualcosa di meraviglioso accadesse.
Credo che Pavese sia riuscito a descrivere anche questo sentimento ed è per questo che lo amo. È un libro bello e malinconico, per chi l’estate la vede anche così.