Il primo volume della serie Nevernight di Jay Kristoff, Mai dimenticare, mi era piaciuto così tanto che le mie aspettative per il seguito erano, giustamente, altissime.

La scrittura di Kristoff, come ormai ripeto dai tempi di Illuminae, è meravigliosa, piena della giusta dose di sarcasmo, cazzutaggine e torpiloquio, i suoi personaggi sono memorabili, non particolarmente unici, ma memorabili.

Certo, una buona dose di fan service rende le cose più semplici per i suoi lettori: siamo abituati a vedere morire e rinascere tanti personaggi, ma il tutto avviene sempre nella maniera più spettacolare e, narrativamente parlando, giusta possibile.

Jay Kristoff è un maestro in questo, come anche nel cliffhanger, nel lasciare le cose sospese sul più bello, raccontarci storie e poi il loro esatto contrario, fare il doppio, triplo, quadruplo gioco.

Quindi, dicevo, aspettative altissime.

Ah, a proposito. Se non hai letto il primo volume fermati, potresti trovare qualche spoiler.

Ora: il secondo volume, I grandi giochi, mi è piaciuto, ma non posso dire che mi sia piaciuto quanto il primo. Anzi, a differenza del primo, la lettura è andata molto più a rilento, più volte mi sono fermata, avvertendo la spiacevole sensazione che la storia si fosse un po’ inceppata, che non scorresse come avrebbe dovuto, che il personaggio di Mia fosse un po’ statico, che alcune sottotrame fossero ripetitive e alcuni colpi di scena prevedibili.

Avrei voluto saperne di più dei poteri di Mia, ho aspettato qualche rivelazione per tutto il secondo volume, ma nulla.

I Grandi Giochi è più che altro un pretesto per mostrare Mia in tutta la sua efferatezza di assassina, sporca di sangue, alle prese con la sua vendetta.

È stato anche un modo per far progredire l’addestramento di Mia, sicuramente: adesso non solo è scaltra, bugiarda, un’assassina silenziosa, ma anche una feroce guerriera, abile a difendersi quanto ad attaccare.

Il problema, però, è che i combattimenti e la vita di Mia nella scuola per gladiatori, ben presto diventano un po’ ripetitivi. Per buona parte del libro ho aspettato che la storia decollasse del tutto, cosa che non è avvenuta.

Mia alla fine del primo volume è diventata una Lama ed è riuscita a uccidere la prima delle sue tre Nemesi, il Tribuno della Legione dei Luminatii, Marcus Remus (andando contro gli ordini della Chiesa Rossa, tra l’altro).

Le restano da far fuori gli altri due, e all’inizio del libro, come spesso accade nella scrittura di Jay Kristoff, sono due le Mia di cui l’autore ci mostra la storia, due Mia in due tempi narrativi diversi, due linee temporali che si congiungono fino al presente, quando si capisce che tutto quello che è accaduto alla nostra protagonista, fra cui farsi catturare e vendere come schiava per diventare una delle tante vittime dei giochi dei gladiatori, fa parte del piano della nostra sbruffoncella preferita per poter partecipare al più grande evento di gladiatori di sempre, la sua unica possibilità per avvicinare il Gran Cardinale della Chiesa della Luce, Francesco Duomo e il Console Julius Scaeva e ammazzarli davanti a tutti.

Ma dal momento in cui Mia finisce nella scuola per gladiatori (grande debito verso il Gladiatore e Spartacus, a proposito) il mio entusiasmo è andato via via scemando: la parte dedicata all’arena mi è sembrata troppo lunga, forse anche perché non ho particolarmente amato i nuovi personaggi, troppo simili gli uni agli altri, alcuni francamente irritanti. Le scene di combattimento non mi hanno entusiasmato, mi sono sembrate un po’ troppo costruite e ripetitive.

E poi ci sono state un paio di scelte che proprio non mi sono andate giù e che riguardano la sfera affettiva di Mia, una scaltra assassina, una bugiarda letale ma che, di punto in bianco, sembra preda dei suoi ormoni: su chiunque posi gli occhi, sente un’attrazione sessuale che, a volte, rasenta il ridicolo.

Non mi ha fatto impazzire neanche il legame che si sviluppa con la sua amica/nemica Ashlinn, avrei gradito che qualche elemento fosse già presente nel primo volume, in modo da rendere riconoscibile e desiderabile fin dall’inizio la storia d’amore principale (io mi ero fissata con Tric)… svilupparla così repentinamente nel secondo volume mi è sembrata una scelta volta non molto ponderata.

Altra scelta discutibile: le rivelazioni sul passato dei genitori di Mia apprese attravero le chiacchiere di un qualunque uomo che per puro caso si trova nello stesso posto di Mia. Un po’ troppe coincidenze, per i miei gusti.

In questo secondo volume, Jay Kristoff introduce un nuovo personaggio con gli stessi poteri di Mia, il campione dei gladiatii, Furian. Quando compare per la prima volta sulla scena, è un personaggio promettente, pieno di possibilità… ha lo stesso potere di Mia, ma lo vive in maniera completamente diversa. All’inizio questo mi ha incuriosito tantissimo, dopo un po’, però, il comportamento di Furian riesce a essere così ripetitivo e stucchevole da diventare ben presto non solo un personaggio odioso ma anche alquanto inutile.

Ecco, queste sono più o meno le mie perplessità su questo secondo volume.

In ogni caso, il finale col botto, in pieno stile Kristoff, ripaga in parte del calo di entusiasmo subito durante la lettura. Certo, Mai dimenticare resta un volume di molto superiore, ma la storia è ancora in corso e mi aspetto che Jay Kristoff sappia sorprendermi e farmi ricredere nel terzo e ultimo volume.

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