Perché uno dovrebbe fare e disfare valige, prendere aerei, camminare con zaini pesantissimi, mangiare in maniera disordinata, trascinare pesi, cercare di farsi capire da gente che non conosce la sua lingua, spendere soldi e solo per vedere un luogo diverso da casa sua, quando potrebbe restare comodamente a casa a riposare o fare cose più semplici e meno stressanti?
Chi ama viaggiare lo fa per dei motivi, io vi parlo dei miei: le ragioni per cui voglio viaggiare e andare dovunque. 

Ho un problema: mi annoio.

Sì, questo è uno dei miei problemi principali. La noia. Il dolore e la solitudine non mi fanno paura quanto la noia. La noia, per me, è l’anticamera della morte. Una delle cose che mi annoia di più è ripetere sempre le stesse azioni. A volte, la vita diventa una catena di montaggio, è normale, è così per tutti: sveglia, lavoro, pranzo, lavoro, cena, se sei fortunato hai un amore o degli amici o una famiglia, poi dormire e così via, sempre uguale. Avete presente l’incipit di Moby Dick? Descrive benissimo quello che intendo.

Drøbak, Norvegia, 2014

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.

Trad. Cesare Pavese – Moby Dick, H. Melville

[ Considero Moby Dick “la bibbia del ramingo”, un romanzone non semplice da affrontare ma nel quale si riconosceranno tutte le anime vagabonde del mondo ]

Parigi, 2005

Viaggiare, o anche solo pianificare un viaggio, è il mio modo di interrompere “la catena di montaggio”. Se penso a una vita fatta solo di lavoro, Natali/Pasqua in famiglia, uscite con gli amici nella mia città, se penso che vedrò sempre le stesse facce e sentirò sempre le stesse parole, se penso che vedrò sempre le stesse strade e respirerò sempre la stessa aria, scende nella mia anima quel novembre umido e piovigginoso di cui parla Melville. Mi sembra di assaggiare la morte, vedo il tempo che scorre velocissimo e mi porta al momento in cui mi guarderò allo specchio ormai vecchia e mi dirò: “perché non hai visto il mondo quando potevi? Ora non hai più tempo”. Terribile.

Viaggiare è il mio modo di ritrovare le energie e riscoprire casa.

Lytham St Annes, Inghilterra, 2017

No, non vivrei zaino in spalla, non mi piacerebbe. Ho bisogno di una casa, di un rifugio, di un angolo in cui scrivere, di un posto accogliente, dei miei libri, delle mie tracce sparse in casa e ho bisogno della mia famiglia e degli amici. La mia vita mi piace, ed è proprio perché voglio continuare ad amarla che, a volte, ho bisogno di allontanarmi, vedere com’è il mondo fuori dalla comfort zone. Si dice che si apprezza qualcosa o qualcuno quando si è lontani… bene. Il viaggio funziona proprio in questo senso, per me. Allontanarsi da una casa accogliente non è semplice, ma provoca uno scoppio di energia, paura costruttiva, adrenalina. A casa ho tutto ciò che mi serve e, nel caso, so come procurarmelo, in viaggio devo adattarmi a nuovi ritmi e nuovi spazi: è un esercizio importantissimo per la mente e il corpo, un esercizio che mi fa sentire viva, forte, in crescita.

Viaggiare mi fa venire nuove idee.

Scrivo storie e le storie non si trovano restando fermi nello stesso posto ogni giorno. Ci sono delle storie anche in casa, ovviamente, negli oggetti quotidiani, ma un giorno finiranno. Lì fuori, invece, è pieno zeppo di cose da scoprire e raccontare. La mia vera ispirazione sono i viaggi che mi permettono di incontrare posti e persone nuovi. Ogni volta che sono stata altrove (e altrove può essere anche un posto a 100 km da casa) sono tornata piena di nuove idee. Ecco perché quando viaggio, ho sempre con me un taccuino: immancabilmente lo riempio di abbozzi di nuove storie.

Haarlem, Olanda, 2007

Viaggiare mi arricchisce.

York, Inghilterra, 2017

Da bambina ho sempre avuto enorme difficoltà a ricordare cose non basate sull’esperienza personale. Tipo i nomi delle capitali europee. Quando ho iniziato a viaggiare, non c’è stato bisogno di alcuno sforzo per ricordarle: ogni viaggio, facendo parte di un’esperienza precisa, è rimasto impresso nella mia memoria (e così anche le Capitali europee!). Ogni volta che vado in un posto diverso da casa, mangio altri cibi, parlo un’altra lingua, fotografo altre strade, il mio “bagaglio culturale” (termine ormai abusato e che mi infastidisce anche, ma ci siamo capiti) diventa più ampio ed è una cosa che adoro. Per esempio: imparare la Shoah leggendola sui libri è una cosa, visitare Berlino e sentirla sulla propria pelle è un altro paio di maniche.

Praga, 2006

Ricapitolando. Viaggiare ha il potere di:

Salvarmi dalla noia
Ricaricarmi di energia
Farmi venire nuove idee
Arricchire la mia cultura
Farmi amare il ritorno a casa

Madrid, 2010

In poche parole: viaggiare mi fa sentire viva e piena di fiducia nel futuro. Il viaggio, infatti, non è semplicemente prendere un aereo, sostare in un luogo, e tornare. Viaggiare vuol dire pianificare, fare la valigia, informarsi, aprire la mente, adattarsi, essere disposti a mettere da parte tutto ciò che si sa del mondo per accogliere le novità e lasciarsi cambiare, senza paura.

Londra, 2011

Ah! Viaggiare è la maniera migliore per sconfiggere i pregiudizi. Nel mio mondo ideale, tutti dovrebbero essere in grado di muoversi liberamente nel mondo, assaporarne ogni angolo o almeno sognare di farlo.

Blackpool, Inghilterra, 2017

 

Edimburgo, Scozia, 2013

 

Dublino, Irlanda, 2008

 

Berlino, 2008

 

Toledo, Spagna, 2010
Vienna, Austria, 2006

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