Mi ha sempre affascinato la storia inglese, con le sue guerre infinite, i delitti, i sovrani sanguinari, le contraddizioni, le grandi regine, i fantasmi e via dicendo. Il periodo della Guerra delle Due Rose e la storia di Enrico VIII è forse uno dei miei preferiti e cosa c’è di meglio che farselo raccontare da un’autrice incredibile come Philippa Gregory? Ecco la mia recensione di “La maledizione del re”.
Titolo: La maledizione del re (The King’s Curse)
Serie: La Guerra dei Cugini (The Cousin’s War) #6
Autore: Philippa Gregory
Editore: Sperling & Kupfer
Prezzo: 19.90 €
Pagine: 477
Trama: Con l’ascesa al trono di Enrico VII, la sanguinosa guerra delle Due Rose sembra giunta finalmente al termine. Ma per i Plantageneti sopravvissuti la vita è un filo sottile che può spezzarsi in ogni momento. Per Margaret Pole, l’ultima degli York, quel filo è nelle mani della regina rossa, la madre del re, che vede in lei una rivale pericolosa con il diritto di reclamare il trono. Ben conscia dei rischi che corre, dopo aver visto rinchiudere nella Torre di Londra e poi uccidere i fratelli, Margaret accetta un matrimonio di basso rango per lei, quello con sir Richard Pole, nobile del Galles, alleato da sempre della nuova famiglia reale. Nelle vesti di lady Pole, Margaret diventa dama di fiducia di Arturo, il principe del Galles, e della sua bella moglie, Caterina d’Aragona. E solo la tragica, inattesa e precoce morte di Arturo le restituisce un posto a corte, al seguito della giovane vedova. Che diventa la prima moglie di Enrico VIII. Ma il potere della regina spagnola sul re è di breve durata e Margaret è costretta a scegliere tra l’amata Caterina e il sempre più tirannico Enrico. Sapendo che la maledizione dei Tudor potrebbe avere fine…
Libri della serie in ordine di uscita:
1) La regina della rosa bianca – 2011 (The White Queen, 2009)???????? cartaceo | ebook ???????? cartaceo | ebook
2) La regina della rosa rossa – 2011 (The Red Queen, 2010) ???????? cartaceo | ebook ???????? cartaceo | ebook
3) La signora dei fiumi – 2012 (The Lady of the Rivers, 2011) ???????? cartaceo | ebook ???????? cartaceo | ebook
4) La futura regina – 2012 (The Kingmaker’s Daughter, 2012) ???????? cartaceo | ebook ???????? cartaceo | ebook
5) Una principessa per due re – 2013 (The White Princess, 2013) ???????? cartaceo | ebook ???????? cartaceo | ebook
6) La maledizione del re – 2017 (The King’s Course, 2014) ???????? cartaceo | ???????? cartaceo | ebook
Libri della serie in ordine cronologico:
La signora dei fiumi (The Lady of the Rivers)
La regina della Rosa Rossa (The Red Queen)
La regina della Rosa Bianca (The White Queen)
La futura regina (The Kingmaker’s Daughter)
Una principessa per due re (The White Princess)
La maledizione del re (The King’s Curse)
La mia recensione
La particolarità dei romanzi di Philippa Gregory (di cui ho già amato L’altra donna del re, sempre incentrato sulla figura di Enrico VIII e sul suo rapporto con le sorelle Bolena) è che sono in grado di mescolare attendibilità storica (tutta la ricostruzione storica è molto rigorosa e attendibile, frutto di diverse e approfondite ricerche, nonostante le frequenti concessioni alla fantasia) e invenzione, ottenendo un mix equilibrato, elegante e coinvolgente. In questo caso, la Gregory sceglie di raccontare l’ascesa del giovane, affascinante e promettente Enrico VIII e la successiva parabola discendente che da generoso e affascinante principe lo conduce a tiranno spietato e folle. La storia è raccontata da Margaret Pole, l’ultima degli York.
«É come un sogno», mormora. «Sapete? Quando ogni cosa è diversa e si continua a sperare di destarsi?»
La Guerra delle Due Rose è ormai conclusa, ma i Plantageneti sono ancora costretti a fare i conti con la sconfitta: il fratello e il padre di Margaret sono morti nella Torre di Londra (che in questo simbolo diventa il simbolo della follia e della crudeltà di Enrico) e Margaret, per salvarsi, è stata costretta a contrarre un matrimonio di rango molto inferiore al suo, sposando sir Richard Pole, nobile gallese, matrimonio che l’ha automaticamente esclusa da ogni pretesa al trono. Margaret è stata disposta a farlo, per sopravvivere, come, nel momento in cui la storia inizia (siamo nel 1499) è disposta a tutto pur di proteggere i suoi figli e la sua famiglia.
Sarei stata più saggia se fossi rimasta in silenzio, se le avessi detto che le donne devono cambiare i loro nomi e mettere a tacere le loro volontà, se avessi detto che i destini sono per gli uomini.
Ma per Margaret tenersi fuori dallo sguardo del re è impossibile: è cugina della regina, Elisabetta di York, che ha spostato il conquistatore Enrico VII e gli ha dato due figli: Arturo, erede al trono ed Enrico, appunto. Margaret è la più fidata confidente e amica di Elisabetta e questa le confessa, un giorno, della terribile maledizione che sua madre, Elisabetta Woodville (che storicamente aveva fama di strega), col suo aiuto, ha lanciato sul re: tutti gli eredi maschili Tudor moriranno e nessuno potrà far nulla per impedirlo. Questo avveniva prima che la stessa Elisabetta sposasse Enrico VII, se ne innamorasse e avesse da lui due figli: i due figli su cui ora grave la maledizione.
Naturalmente, Margaret non può far altro che tenere il segreto, un segreto che ha il sapore di una colpa terribile (una nonna e una madre che hanno, inconsapevolmente, maledetto i loro nipoti e figli) e che l’accompagnerà in ogni pagina del romanzo.
Nessuno lo fa notare, ma noi Plantageneti del casato di York siamo in tanti. Ci chiamano la prole del diavolo e ci riproduciamo come il diavolo. […] Il sangue dei Plantageneti è fertile, il nome del casato deriva da Planta genista, la ginestra, che offre fioriture generose, attecchisce anche nei terreni più impervi, non la si sradica e, anche dopo essere stata bruciata, rifiorisce e cresce, gialla come oro anche nel carbone più nero.
Il romanzo copre gli anni dal 1499 al 1541, dall’arrivo di Caterina d’Aragona, promessa sposa del principe Arturo, il quale morirà tragicamente, iniziando così la maledizione del re che porterà sul trono Enrico, suo fratello, con le conseguenze che tutti conosciamo. La figura di Margaret Pole è già presente in altri libri della Gregory, ma in questo è protagonista assoluta e fondamentale, spettatrice di una delle epoche più cruente della storia inglese ma anche parte attiva e cospiratrice. La storia che Philippa Gregory racconta è quella di una donna fedele, intimamente, ai suoi ideali, una vera York, eppure disposta a tutto pur di non morire e di risparmiare ai suoi figli le crudeltà subite dalla sua famiglia, disposta, dunque, anche a spergiurare, cospirare, tradire.
La storia è raccontata come una sorta di diario: i capitoli, sempre molto brevi, sono segnati da anno e luogo in cui la vicenda narrata si svolge, e raccontano, anche compiendo grandi balzi in avanti, i fatti principali e più noti della corte di Enrico VIII, con uno sguardo più intimo alle vite di alcuni di questi personaggi, Margaret, prima di tutto, coi suoi figli e poi Caterina d’Aragona principalmente, ma anche Enrico.
Forse il tradimento scorre nelle nostre vene assieme al sangue reale e sarebbe cosa saggia far sì che nessuno se ne ricordi.
All’inizio lo stile del racconto mi è sembrato un po’ freddo, coprendo un arco di tempo così vasto e con un unico POV, gli avvenimenti mi sono parsi poco approfonditi e i tempi eccessivamente veloci, ma appena si entra nella mente di Margaret Pole, donna razionale, calcolatrice, fredda e coraggiosa, si comprende benissimo anche la scelta narrativa: è Margaret a parlare, a raccontarci con freddezza e raziocinio gli avvenimenti terribili che si svolgono a corte mentre lei, donna dalle mille risorse, lotta con tutta se stessa per restare a galla. Eppure la sua, è una lotta silenziosa e composta, nonostante le mille difficoltà e pericoli che deve affrontare.
Nonostante le oltre 400 pagine, il libro è molto scorrevole, proprio grazie allo stile molto immediato che lo rende una specie di cronaca, romanzata, del periodo: la figura di Margaret Pole è quella di una donna nelle cui mani è concentrato un enorme potere: come ultima degli York, ha il dovere morale di conservare i principi e l’onore della sua casata, senza farsi scoprire, come confidente della regina Elisabetta di York, prima e Caterina d’Aragona, le viene affidato un ruolo fondamentale nella corte che va da confidente della regina a tutrice dei suoi figli, stando sempre attenta a non contrariare il re, che non dimenticherà mai le origini di Margaret.
«Non avrà mai un figlio maschio vivo? C’è una maledizione, non è vero, madre?»
Margaret vedrà avvicendarsi al trono diverse regine, riuscendo quasi sempre a mantenere il suo posto di rilievo, con una forza e un attaccamento alla vita incredibili: è una donna che, per quanto fredda e dura nell’aspetto, conserva la dolcezza tipica di una madre-leonessa che farà di tutto per proteggere i suoi cuccioli, sentimento che Margaret trasferisce anche su Maria, la figlia di Caterina ed Enrico VIII. É commovente la figura della regina Caterina, che passerà alla storia per essere stata umiliata e ripudiata da Enrico VIII: la sua amicizia con Margaret è l’unico spiraglio in una vita fatta quasi esclusivamente di ferree e terribili regole, doveri, dolore.
Sempre dalla voce di Margaret ci viene raccontata l’ascesa e il declino nella follia di Enrico VIII, la sua profonda infelicità nel tentativo di avere un figlio maschio da Caterina, la svolta antipapale che provocherà il grave scisma e darà il via a un periodo di sospetti e morti cruenti da cui saranno pochissimi a salvarsi. E mentre Enrico VIII ripudia moglie, ne condanna a morte altre, fa uccidere quelli che un tempo erano suoi amici, Margaret osserva, silenziosa e gelida, si nasconde nell’ombra, proteggendo ciò che ha.
La grandezza significa pericolo.
Come sempre, leggere un libro di Philippa Gregory è un ottimo modo per rinfrescare le proprio conoscenze di storia inglese in modo piacevole e con un focus interessantissimo sulla vita delle donne, fondamentali eppure troppo spesso dimenticate dalla storia ufficiale. Nonostante il romanzo racconti più di quarant’anni di storia, la Gregory riesce a narrare una vicenda continua, senza intoppi, senza rallentamenti, con un ritmo sempre coerente e unitario, mai frammentario. Gli eventi si susseguono con precisione, le informazioni storiche non sono mai pesanti ed estranee alla narrazione anche se sappiamo benissimo come andrà a finire tutto, siamo in ansia per Margaret, seguiamo le sue vicende con il cuore in gola.
Il romanzo è arricchito da diversi alberi genealogici che accompagnano la narrazione e che si sono rivelati fondamentali per destreggiarsi fra le diverse parentele, matrimonio, nascite, morti ed esecuzioni. I capitoli, come dicevo, sono brevi e definiti da anno e ambientazione, in questo modo muoversi all’interno della storia è sempre stato semplice, nonostante la mole di personaggi e avvenimenti e luoghi narrati. Naturalmente l’autrice si è presa alcune “libertà”, come spiega in una interessante nota alla fine del volume, ma la base storica è comunque precisa e fa venire voglia di riprendere in mano i libri per ritrovare i personaggi del romanzo.
Il finale tragico e shakespeariano rivela anche l’epicità del personaggio di Margaret Pole, silenziosa e furba oppositrice di Enrico VIII che, nelle ultime pagine, ha finalmente il coraggio e la forza di urlare il suo perentorio “No!” alla pazzia del re. La figura di Enrico VIII ne esce malconcia, spogliata dall’aura di rispetto che ha avuto in passato, viene rivelata la sua atrocità, la Gregory lo descrive come un sovrano debole mentalmente, ferito nell’orgoglio, spaventato all’idea di morire, un folle che, della sua infelicità, ha fatto la punizione di un intero paese.