buon-junkieBentornati su Flavoria Books per la rubrica “Libri per Natale“. Uno dei problemi principali delle feste natalizie è che si ha, è vero, più tempo per leggere (teoricamente), ma che in realtà sono giorni così convulsi che alla fine volano via troppo velocemente. 
Ecco perché tra le letture da portare avanti questo Natale, vi consiglio un racconto di un’autrice che amo molto, Irène Némirovsky, molto breve ma che vi lascerà senza fiato (almeno questa è stata la mia reazione). La versione che ho letto io è quella pubblicata nella collana Live 0,99 della Newton Compton (che non è più disponibile in versione singola, ma nel Mammut che contiene tutte le opere dell’autrice, trovate il link nella scheda del libro). Vi assicuro  che la lunghezza di questo intensissimo racconto è perfetta per questo clima natalizio, pieno di interminabili incontri di famiglia e shopping compulsivo.

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BELLISSIMO!
BELLISSIMO!

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Di Irène Némirovsky avevo già letto “Jezabel”, un romanzo straordinario, in cui il vero capolavoro è la maniera in cui l’autrice sa trattare i suoi personaggi. In Jezabel l’ossessione della madre per la giovinezza porta alla rovina la figlia e anche se stessa. Ne “Il ballo” il tema è più o meno lo stesso: la rivalità fra madre e figlia, la prima ossessionata dalla nuova posizione sociale ottenuta con l’imprevista ricchezza del marito (il tema del parvenu, che resterà sempre un “povero”, per quanti sforzi possa fare per dimostrare il contrario), la seconda ossessionata dalla voglia di “liberarsi” dal giogo familiare, di essere “adulta”, padrona delle proprie scelte. La madre ragiona in termini di spettacolarizzazione: il ballo che si appresta ad organizzare è il vero ingresso nella buona società, è la testimonianza (o il tentativo) di uscire dall’indeterminatezza per affermarsi pubblicamente.

Attorno all’organizzazione meticolosa del ricevimento, con l’orchestra, il buffet, gli inviti, si sviluppa l’ossessione della donna per la propria giovinezza, trascorsa in massima parte a desiderare ciò che possiede soltanto ora che non è più giovane. Un amante, essere ammirata, cominciare a vivere: la signora Kampf desidera quello che non ha avuto quando era giovane, lo desidera così tremendamente che non ha alcuno scrupolo a perseguire il suo fine.

Antoinette segue la madre nella preparazione del ricevimento ma, con orrore, si rende conto, quando gli inviti stanno già per partire, che la sua presenza non è prevista al ballo. L’occasione che aspetta da una vita per “cominciare a vivere”, essere ammirata, innamorarsi (più o meno gli stessi desideri della madre, solo che in Antoinette sono perfettamente naturali in quanto Antoinette è giovane!) è già sfumata. Così, sola e piena di rancore, la quattordicenne si prenderà la sua subdola vendetta.

In una manciata di pagine Irène Némirovsky traccia il profilo psicologico di due generazioni a confronto, entrambe in bilico: quella della madre, fra un’insoddisfatta giovinezza e una temuta maturità e quello della figlia, fra una soffocante infanzia e una luminosa giovinezza. I giovani vincono, perché hanno più tempo. Eppure, anche i giovani sono destinati a giungere davanti al confine spaventoso della decadenza.

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